Messa, messe e due paroline...
In alcune messe di giorni feriali ci si sorprende per la numerosa partecipazione. E qualcuno commenta dicendo: era la messa del tale... che ha molti parenti.
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Messa, messe e due paroline...
In alcune messe di giorni feriali ci si sorprende per la numerosa partecipazione. E qualcuno commenta dicendo: era la messa del tale... che ha molti parenti.
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Abbiamo giocato nella stessa strada
E’ così che si diventa davvero fratelli a Crabas, che venire dalla stessa madre non ha mai reso parenti neanche i gatti. Benedetto sempre sia il rispetto per la carne della nostra carne, ma la strada e l’averci giocato insieme offre ai bambini una più alta dimensione di parentela, che nemmeno da adulti sarà mai dimenticata. Non c’è niente di intuitivo nella generazione: il sangue segue percorsi torbidi e per questo nessun ragazzino crede davvero che basti condividere il cognome di un padre per rivendicarsi seme comune. Per una lettura sotto l’ombrellone. Michela Murgia: L’incontro
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Cinque soglie per accostarsi in punta di piedi all'anno della fede;
Cinque tappe che si snodano all'interno della Chiesa di Palazzago
Cinque feritoie per svelare il mistero del "Sacro"
Spazi di un passaggio, a volte stretti: Porte.
Cinque Porte. |
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Quanto? Quanti?
Caro don Giuseppe
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Intorno al perdono (anche d'Assisi)
Una società che non conosce Dio ha smesso di elaborare il tema del peccato e di riflettere sul suo significato. Una società laica e agnostica tende, nella migliore delle ipotesi, a tradurre il peccato con tutto ciò che va contro la legge; rompere le regole del patto sociale, danneggiare oppure ledere i diritti degli altri: questa ad esempio potrebbe essere la traduzione moderna del termine peccato. Eppure “peccato” non è solo “andare contro la legge”. Il peccato ha una sua natura e una sua connotazione decisamente più morale che giuridica, nel senso che un peccato è sempre anche un atto contro di sé, contro la propria integrità, un mancare alla propria autenticità. L’offeso non subisce il peccato di un altro, l’azione di cui è vittima ha una sua oggettività, quella che si valuta nella colpa. Perciò per la sua natura intima e intrinseca un peccato non può esaurirsi nella colpa. Infatti se la pena estingue la colpa, la stessa pena non può estinguere il peccato. Perché il peccato possa essere estinto c’è bisogno del perdono. L’importanza del perdono infatti non sta nel cancellare il peccato e neppure nel rimuoverlo. Esso non ha l’effetto di lavare o di smacchiare. Ormai lo sbaglio è stato commesso ed esso, in sé, rimane irreparabile. Nessuna pena può bastare. L’importanza di questo gesto sta allora nel fatto che ci giustifica. Perdono vuol dire che qualcuno capisce il nostro limite e ci comprende; qualcuno ci ama nel nostro limite. In tal modo il limite cessa di spaventarci. Non lo sentiamo come un ostacolo che ci impedisce di vivere il mondo. Noi abbiamo bisogno di questo per i nostri peccati. Il perdono integra la parte scissa, non afferma né nega, nel senso che non emette giudizi, in conformità con quanto dice il Signore: “Non sono venuto per condannare il mondo” (Gv 12,47). Questo è semmai il compito della legge. Siamo stati perdonati vuol dire che siamo stati capiti, vuol dire che andiamo bene così. Noi stessi ci guardiamo con meno sospetto, diventa tutto più tollerabile perché qualcuno ci ha amati. Qualcuno che viene a cercare chi ha offeso, che viene a medicare le sue ferite dell’anima, perché anch’egli, come chi è stato offeso, ha bisogno di un lenimento, di un balsamo perché non si irrigidisca, non divenga sospettoso di sé, non si chiuda nell’ombra e alla bellezza del mondo. Noi abbiamo bisogno di questo perdono che cerca l’uomo, lo cerca e lo salva: prima che la sua rabbia possa trasformarsi in rancore e in di distruttività.
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Parola, parole e due paroline
La bella avventura del Cre è terminata, anche tra le lacrime viste l’ultimo giorno, di chi vorrebbe non finisse mai.
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Poi e mai
Durante il CRE abbiamo inserito alcuni accorgimenti per aiutare i bambini, i ragazzi e gli adolescenti a non dimenticare la messa festiva e la “visita” alla chiesa, con un tagliandino su cui segnare l’orario, la chiesa della messa partecipata, con alcune semplici domande sul Vangelo e con delle locandine con la foto della porta laterale della chiesa -quella che dà sull’Oratorio- in una successione che trasmette l’idea di una porta che si spalanca.
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