letterina 20120929

Dal 4 ottobre...

Nei lavori dei Consigli Parrocchiali, lo scorso anno pastorale, ci eravamo più volte confrontati sulla partecipazione alla celebrazione eucaristica festiva (una delle priorità, ricordate?), con uno sguardo anche a quella dei giorni feriali.
Avevamo anche fatto alcune rilevazioni sul numero dei partecipanti, scegliendo alcune date lungo tutto l’anno, che sono ora in mano ad un sociologo per la rilettura (che presenteremo appena possibile). Una delle decisioni prese va in porto in questo anno pastorale ed è in riferimento alla messa del giovedì (chiamata degli Uffici): non sarà più alle 16.30, ma alle 9.00 del mattino, sempre in chiesa parrocchiale. Fino a giugno 2013, in via sperimentale, vedremo se potrà favorire una maggior partecipazione. In verità, nel percorso dell’anno, già altre volte c’è questa messa alle 9.00 (ad es. per i tridui, per la novena di Natale, nei giorni iniziali della Settimana Santa...) ed è vero che ci sono più persone, creando anche quell’aria di paese che da noi non si respira come nei paesi “normali”, dove c’è una piazza e l’abitato tutto intorno e la gente fa la spesa, si saluta, beve il caffè, compra il giornale, entra in chiesa con il bambino, va negli uffici pubblici... Qui si viaggia in lungo… Si potrà obiettare che chi lavora non può sicuramente partecipare:
invece alle 16.30 sì? Non potranno esserci i ragazzi: ma quanti ne vedete alle messa della settimana ?(anche se insistiamo perché almeno nel giorno dell’onomastico, del compleanno, dei vari anniversari... ci siano).
Le 9.00 sono sicuramente un orario abbordabile e potrebbe essere l’occasione per favorire la partecipazione di che è a casa, dei pensionati, delle mamme che portano alle scuole i figli, di chi già c’era quando si faceva al mattino... di chi sceglie di esserci.
Nell’anno della fede e del XX del Catechismo della Chiesa Cattolica, verrà poi proposto un momento di catechesi per gli adulti perché, forse, i più sguarniti in questo senso, sono proprio loro.
Allora avete capito: dal 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, la messa del giovedì sarà alle 9.00.
Poi inizieremo anche la proposta della catechesi.

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letterina 20120922

Potresti farlo anche tu...

Giovedì 27 settembre c’è l’Assemblea parrocchiale d’inizio anno.
E’ un appuntamento che troviamo in calendario solo da alcuni anni, ma che riveste un grande significato e che vorrei entrasse sempre più nelle tappe d’inizio anno pastorale.
Quest’anno vi invito partendo da una storiella:


Erano sposati da cinquant'anni.
Un giorno alla stazione si sedettero su una panchina ad aspettare il treno. Sulla panchina di fronte a loro erano seduti due giovani innamorati.
I due anziani osservavano la giovane coppia in silenzio.
Il ragazzo abbracciava la ragazza con tenerezza e la baciava con trasporto. L'anziana donna, con gli occhi che brillavano, sfiorò il marito con la mano e gli sussurrò: "Potresti farlo anche tu!". L'uomo la guardò sdegnato: "Cosa! Ma se non la conosco neanche!".


Ecco, la Parrocchia non “sta insieme” solo da 50 anni (per la precisione sono 668), ma ha bisogno del “trasporto di tutti”. Il tempo rischia certo di far sorvolare su alcuni aspetti significativi del vivere insieme. Allora è importante darci alcune occasioni per riprendere uno stile, una partecipazione, un sogno…per prendere la parola.
L’assemblea parrocchiale non si propone come la bacchetta magica, ma come momento prezioso in cui, una famiglia, si racconta e si dice cos’è che la unisce e quale il cammino da fare. Sì, potresti farlo anche tu, perché la “sposa” non è seduta sulla panchina, davanti a  te, ma è la realtà in cui vivi. E anche lei ha bisogno di te…
Ci sarai?

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Anno 2012 - 13

Apputamenti Estivi 2012

letterina 20120915

A come ASCOLTO

Sembra banale. Eppure la Bibbia incomincia cosi: Dio parla e la luce ascolta, la terra ascolta, le acque ascoltano, ascolta perfino l’uomo. Se vuoi esistere devi ascoltare. Esiste solo chi ascolta, chi tende l’orecchio alla voce dell’Altro. Se Lui ti parla tu esisti. Esisti perché la Voce dice che sei cosa ”molto buona”! e questa notizia è vera. Chi ti sussurra altro nell’orecchio, come un sibilo sordo e monotono, dice una bugia. Ascoltare ti ridà la misura di ciò che sei. La storia della salvezza incomincia così: Abramo ascolta. Ascolta, ”vattene vattene”(Gn12,1) la fede incomincia con qualcuno che parte. ..Ascolta : vattene dalle tue pretese. In fondo, se anche poi avrai ragione, che ci avrai guadagnato? Ascolta per non perdere l’altro. E per non perdere Dio. Chi ascolta attraversa il dolore. Piange, ma non ne resta schiacciato, perché chi per una volta almeno ha ascoltato la Voce sa trasformare le situazioni difficili della vita in occasioni per amare. Per amare di più e fino alla fine, anche quando il cuore è tradito, le aspettative deluse, il corpo provato, il buon nome infangato. La parola è come un’ancora. È come una zattera. Quando l’hai cercata e meditata di notte, quando ti è stata annunciata nelle difficoltà, quando hai accettato che solo la Parola, e la Parola della Pasqua, potesse entrare in casa tua nei giorni del lutto e del pianto fugando le parole leggere della gente venuta per consolarti, allora hai ascoltato.Come i profeti della scrittura. Tutti i Profeti hanno ascoltato nella prova:  per questo hanno saputo scorgere tra le rovine di Gerusalemme segni di speranza, nella gola della morte palpiti di vita. Così come non si sono fatti incantare dai palazzi dei potenti, denunciando con forza le menzogne degli oppressori. Il profeta annunzia la parola ascoltata e a questa sola obbedisce. Una donna. La Vita ha preso possesso di lei entrando dall’orecchio, ha udito un annuncio, la più bella notizia che una creatura potesse ascoltare: ”Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù “ (Lc 1,31). La via della fecondità passa attraverso l’ascolto. Non chiederti perché nella tua vita non ci sono frutti. Piuttosto: perché non ascolti?

Suor Katia

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letterina 20120908

Caro zio,

zietto come mi piaceva chiamarti negli ultimi anni quando la malattia ha fugato il tuo naturale pudore verso la manifestazione dei sentimenti questo è il mio ultimo, intimo saluto.
Quando venerdì il tuo feretro è arrivato in Duomo la prima persona, tra i fedeli presenti, che ti è venuta incontro era un giovane in carrozzina, mi è parso affetto da Sla. D’improvviso sono stata colta da una profondissima commozione, un’onda che saliva dal più profondo e mi diceva: «Lo devi fare per lui» e per tutti quei tantissimi uomini e donne che avevano iniziato a sfilare per darti l’estremo saluto, visibilmente carichi dei loro dolori e protesi verso la speranza. Lo sento, Tu vorresti che parlassimo dell’agonia, della fatica di andare incontro alla morte, dell’importanza della buona morte. Morire è certo per noi tutti un passaggio ineludibile, come d’altro canto il nascere e, come la gravidanza dà, ogni giorno, piccoli nuovi segni della formazione di una vita, anche la morte si annuncia spesso da lontano. Anche tu la sentivi avvicinare e ce lo ripetevi, tanto che per questo, a volte, ti prendevamo affettuosamente in giro...
Avevi paura, non della morte in sé, ma dell’atto del morire, del trapasso e di tutto ciò che lo precede… Se tu potessi usare oggi parole umane, credo ci diresti di parlare con il malato della sua morte, di condividere i suoi timori, di ascoltare i suoi desideri senza paura o ipocrisia...
Seppure fisicamente non cosciente – ma il tuo spirito l’ho percepito ben presente e recettivo – l’agonia non è stata né facile, né breve. Ciò nonostante, è stato un tempo che io ho sentito necessario, per te e per noi che ti stavamo accanto, proprio come è ineludibile il tempo del travaglio per una nuova vita...Tu diresti «la resa alla volontà di Dio»...
Chi era con te ha sentito nel profondo che era necessaria una presenza affettuosa e siamo stati insieme, nelle ultime ventiquattro ore, tenendoti a turno la mano, come tu stesso avevi chiesto…Quando è arrivato l’ultimo respiro ho percepito che qualcosa si staccava dal corpo, che lì sul letto rimaneva soltanto l’involucro fisico. Lo spirito, la vera essenza, rimaneva forte, presente seppure non visibile agli occhi. Grazie Zio per averci permesso di essere con te nel momento finale.

Giulia Facchini Martini
(stralci della lettera pubblicata su La Stampa di Torino, il 4 settembre 2012)

 

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Anno 2012 - 13

Apputamenti Estivi 2012

5 Porte

Cinque porte

 

Cinque soglie per accostarsi in punta di piedi all'anno della fede;
per tentare di rileggerlo a partire da un punto di vista più "profano".

Cinque tappe che si snodano all'interno della Chiesa di Palazzago
per profumare le giornate di una Comunità in Festa.

 Cinque feritoie per svelare il mistero del "Sacro"
celato nella semplicità del quotidiano.

 Spazi di un passaggio, a volte stretti: Porte.

 Cinque Porte.

 

letterina 20120901

Uova e frittata

Mi ha un po’ sorpreso e, anche, irritato, leggere che Vasco Rossi-di cui le cronache negli ultimi tempi hanno parlato per “il male di vivere” e per il matrimonio a 60 anni- ha detto alla comunità di San Patrignano sul problema droga: “E' davvero inconcepibile come possiate voler entrare in una discussione che non vi compete... Un pacato silenzio sul problema sarebbe da parte vostra piu' opportuno, elegante ed auspicabile”. Per Vasco l'ottica di San Patrignano e' limitata al momento dell'aiuto e del recupero del tossicodipendente e non a quello in cui i ragazzi muovono un primo, timido passo nella scellerata via del consumo. Voi siete necessari e fondamentali solo quando e se saranno gia' ben avviati su quella strada, cioe' molto dopo ancora, quando ormai - scusatemi- 'la frittata e' fatta'.
Non occupatevi di come gestire le uova, per cortesia. Non e' un compito vostro'.
Forse, in questo “prima” ha voce in capitolo uno come lui che per anni ha “ammaestrato” ragazzi e adolescenti col tam tam di una “vita spericolata”. Intendiamoci: un po’ tutti canticchiamo una canzone di Vasco; non c’è karaoke che si rispetti che non preveda alcuni suoi brani... Ma c’è chi ne ha fatto una filosofia di vita. Molte comunità, come S.Patrignano, con impostazioni diverse, han cercato di dare una risposta al vuoto riempito da droghe e dipendenze; però, dice il guru, loro non si permettano di entrare in campo fin quando “la frittata è fatta”. E bravo! Dillo a un papà o ad una mamma, che stanno vedendo il figlio cadere in un precipizio! Sarebbe interessante presentare il conto di quante vite spezzate, di quante famiglie distrutte, di quanti problemi suscitati anche dal modello “di una vita che se ne frega, che se ne frega di tutto sì”. Il conto di genitori che han dovuto raccogliere i cocci di esistenze rovinate.
I responsabili della comunità hanno risposto: "Ci occupiamo anche di gestire le uova e non ci prendiamo cura dei ragazzi soltanto quando ormai la frittata e' fatta".
E ancora: "Difendiamo con forza la liberta' delle persone di non drogarsi e di non essere schiave di una sostanza che, come sai, distrugge l'uomo, i rapporti sociali, le famiglie. Se solo conoscessi in modo diretto la disperazione dei genitori che ci chiedono di salvare il loro figlio che ha distrutto tutto, forse ti renderesti conto di cosa vuol dire difendere concretamente la liberta'".

 

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Anno 2012 - 13

Festa di Comunità 2012

5 Porte

Cinque porte

 

Cinque soglie per accostarsi in punta di piedi all'anno della fede;
per tentare di rileggerlo a partire da un punto di vista più "profano".

Cinque tappe che si snodano all'interno della Chiesa di Palazzago
per profumare le giornate di una Comunità in Festa.

 Cinque feritoie per svelare il mistero del "Sacro"
celato nella semplicità del quotidiano.

 Spazi di un passaggio, a volte stretti: Porte.

 Cinque Porte.

 

Apputamenti Estivi 2012

letterina 20120825

Sant'Alessandro

Fu, secondo quanto documentato dai tardivi atti del suo martirio (risalenti al VIII secolo), il vessillifero della leggendaria legione Tebea, composta da soldati egiziani della Tebaide e comandata dal generale romano Maurizio anch'egli venerato dalla Chiesa cattolica con il nome di san Maurizio. Secondo la tradizione, la centuria di cui Alessandro era comandante fu spostata intorno all'anno 301 dalla Mesopotamia alle regioni occidentali, prima a Colonia, poi a Brindisi, sino a giungere in Africa. Durante il lungo viaggio dei legionari, diverse persecuzioni contro i cristiani furono ordinate dall'imperatore Massimiano, ma i soldati si rifiutarono di eseguire gli ordini pagando con la decimazione, avvenuta ad Agaunum, nell'odierna Saint Maurice-en-Valais che si trova nel cantone Vallese, in Svizzera.
Tra gli scampati al massacro, Alessandro riparò con alcuni suoi compagni in Italia, ma fu imprigionato a Milano e qui si rifiutò di abiurare alla fede cristiana come ordinatogli dall'imperatore Massimiano. Fuggito dalla prigione, grazie all'aiuto di Fedele di Como e del vescovo Materno, sulla strada verso Como, secondo la leggenda compì il miracolo di risuscitare un defunto.
Dopo essere stato riconosciuto, catturato e riportato davanti a Massimiano, Alessandro abbatté l'ara preparata per il sacrificio agli dei romani, facendo infuriare l'imperatore, che lo condannò a morte per decapitazione; la leggenda vuole che il carnefice non osasse colpirlo poiché Alessandro gli appariva "come un monte" e, per lo spavento, gli si sarebbero irrigidite le braccia: la stessa sorte sarebbe toccata ad altri soldati chiamati ad eseguire la condanna; pertanto fu rimesso in carcere, a morire di stenti, ma riuscì nuovamente a fuggire.
Alessandro passò miracolosamente l'Adda all'asciutto e si nascose in un bosco vicino a Bergamo, presso il Ponte della Morla, da un patrizio locale, Crotacio. A Bergamo Alessandro iniziò un'opera di conversione alla fede cristiana degli abitanti della città, tra cui i futuri martiri Fermo e Rustico, parenti di Crotacio. Fu presto scoperto da alcuni soldati romani che lo condussero in catene a Bergamo, dove fu condannato alla decapitazione, che questa volta fu eseguita senza inconvenienti il 26 agosto 303 nel luogo dove ancora sorge la Chiesa di Sant'Alessandro in Colonna.
Grazie alla nobildonna Santa Grata, il corpo del Martire fu trafugato e trasportato nel podere della famiglia di lei, dove fu inumato. La Santa, alcuni giorni dopo l'esecuzione, avrebbe trovato le spoglie di Sant'Alessandro, la cui presenza era segnalata da gigli, cresciuti in corrispondenza di alcune gocce del sangue del Martire, le avrebbe raccolte e fatte seppellire in un orto della sua famiglia, fuori della città, là dove sarebbe sorta la grande basilica di Sant'Alessandro, poi abbattuta durante la costruzione delle mura venete di Bergamo.

 

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