letterina 20191103 - Si sta come d'autunno...

Si sta come d'autunno...

Ciò che immediatamente evoca la stagione autunnale è il cadere delle foglie dai rami degli alberi. In realtà, prima di cadere, esse mostrano una livrea sorprendente di mille colori e trasformano il giardino o il bosco in un luogo di bellezza unica. Ma, certamente, ciò che prima di tutto evoca l'autunno è proprio questo: siamo fragili e viviamo in una situazione di precarietà. Come non ricordare la fulminante poesia di Giuseppe Ungaretti (1888-1971), datata 1918 e intitolata Soldati?

Si sta
come d'autunno
sugli alberi
le foglie

Questi brevissimi quattro versi rimandano all'esperienza durissima che l'autore stava vivendo: egli era uno di quei soldati che danno il titolo al componimento. Ma, più universalmente, questa esperienza di precarietà prende, prima o poi, ognuno. E il cadere delle foglie dagli alberi ne è uno dei simboli.
Leggendo, ho trovato anche un'altra poesia di un autore nato in Grecia ma di origine turca, Nazim Hikmet (1902-1963), intitolata Veder cadere le foglie...

Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
Soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto, quel giorno,
una buona notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno,
che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d'accordo con gli uomini e con me stesso.
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d'ippocastani.

Nelle parole di questa seconda poesia c'è come un grido, un'obiezione tragica alla vita, potremmo dire anche a Dio:
perché la vicenda umana ha in sé delle esperienze così entusiasmanti da convincere l'uomo ad amarla e poi delle smentite così crudeli?
Perché i giochi di bambini sereni, una bella notizia che rende sereno il giorno, l'amore tra un uomo e una donna, la convivenza pacifica debbano trovare, prima o poi, la smentita della caducità?
Perché tutto ciò che è buono è così fragile e presto se ne va?
In questi giorni dei morti siamo chiamati a lasciare che questa domanda trovi la sua eco nel nostro cuore e nella nostra mente.
Non siamo davvero uomini se non lasciamo che questa domanda emerga nella nostra consapevolezza.

Don Giampaolo T.

 

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letterina 20191027 - Tanta manna...

Tanta manna...

Gesù racconta una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza mai stancarsi.
Non stai sbagliando Vangelo? E’ quello di Domenica scorsa.
No, no, mi sto riferendo proprio a quello, per condividere alcuni pensieri alla luce di ciò che succede anche tra noi. Commentando questa pagina dicevo che quando uno conclude: ”Non credo più”, dovrebbe essere più onesto e dire: ”Non prego più”, perché abbandonare la preghiera è l’anticamera dell’abbandono della fede.
Lunedì scorso era proposta la veglia missionaria, all’indomani della giornata missionaria mondiale che noi celebriamo oggi. Come da alcuni anni l’avevo proposta anche ai gruppi adolescenti, a maggior ragione quest’anno in cui il papa ha chiesto un mese missionario straordinario, per l’urgenza di vivere la dimensione richiamata nella frase guida: Battezzati e inviati. Lunedì sera, mentre li attendo in Oratorio per partire con le diverse macchine, gli animatori degli adolescenti cominciano a dirmi che nel gruppo whatsapp è stato un susseguirsi di “io non ci sono”, “ io non posso”, “io non vengo” e “allora se non vengono gli altri non vengo neppure io”...Insomma, alla fine andiamo in una decina (dei 40 potenziali). Tanta manna, certo, quando arriviamo nella chiesa di Prezzate dove l’età dei presenti è un po’ più sostenuta e matura...E’ vero che pioveva a dirotto. E’ vero che...Non trovo altre giustificazioni. E’ vero però che pregare costa.
Qualcuno si ricorda le braccia di Mosè alzate e sostenute da Giosuè e Cur per la fatica? Dentro questo mi pongo domande del tipo: vale la pena fare e proporre quello che facciamo e proponiamo se poi manca l’appuntamento con Lui? Il mio essere prete qui avrebbe senso senza un rammarico per questi fatti? Ma poi: queste preoccupazioni sono solo mie? Cioè: un genitore può essere contento quando il figlio “non è cattivo” , “ a scuola tutto sommato se la cava”, “alla fine qualcosa di buono c’è” ?
Ai papà e alle mamme di oggi viene in mente che un figlio non è solo da vestire – magari firmato – da far studiare, da far allenare, da far mangiare? Intanto, alla veglia, cinque giovani della nostra Comunità accendono i cinque ceri colorati dei continenti davanti all’Eucarestia. Accendiamo anche un pensiero e una preghiera per chi dice no.
Mercoledì, all’incontro dei preti della Fraternità, alcuni di loro commentano la veglia missionaria dicendo che è stata bella e che c’erano anche diversi giovani. Guardano me e continuano:” Certo, erano solo di Palazzago”. Io penso: erano solo dieci, ma lì, ne ho “portati” molti di più: anche quelli che “io non ci sono” , “ io non posso”, “io non vengo” e “allora se non vengono gli altri non vengo neppure io”... e per i quali continueremo a proporre e fare. In attesa di altra manna.

 

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letterina 20191020 - Volto... storto

Volto... storto

Sull’armadietto all’ingresso della sagrestia trovo un biglietto:” Sistemare il volto della Madonna che è girato”. Il giorno prima c’era stata la festa della Madonna del Rosario e la processione con la statua, che al termine è stata posta sul trono, con gli angeli a sostenere la corona e ad aprire il manto. Vado davanti alla statua e in effetti la sensazione è che sia proprio storto. Certo, ho presente il volto di questa Madonna non diritto, ma anche a me sembra più voltato del solito. Vuoi vedere che s’è girata? Guardo ancora un po’, prendo una scala e salgo vicino, prendendolo tra le mani per capire se è successo qualcosa. E’ decisamente immobile, fermo. Avranno forse fissato la base della statua leggermente storta? Non mi pare. C’è qualcosa che può essere cambiato senza che ce ne accorgessimo? Rimetto la scala a posto e vado al computer, nella cartella delle foto degli anni passati per verificare che l’inclinazione sia la stessa. Pare di sì.
Ritorno in chiesa e seguo la direzione di quello sguardo: va verso la porta centrale, come se volesse guardare chi entra (e seguire chi esce). Ma, appunto: nel giro di una giornata, ad esempio, chi entra? Quanti entrano? Come mamma forse ci scuserebbe nel vedere pochi suoi figli, sapendo come è questo tempo pieno di attività, di lavoro, di problemi, di corse, di lontananze. E, anche, di non voglia, di superficialità, di smarrimenti.
Però vede quel giovane papà che, dopo, aver accompagnato la bambina alla Scuola dell’Infanzia, entra per una preghiera; vede quell’uomo che si mette davanti all’Addolorata (che poi è sempre la stessa Madonna) con le labbra che sussurrano qualcosa; vede quella nonna che accende una candela; vede quell’uomo pregare, prima nel banco e poi passando davanti agli altari dei santi; vede quella signora che legge la pagina del Vangelo del giorno e scrive un pensiero sul libro; vede chi entra a cercare il parroco e le signore che puliscono; vede F. passare dopo il lavoro, verso sera, fermarsi nella penombra, in silenzio; vede la giovane mamma con il passeggino fare il segno della croce sul volto del piccolo. Vede anche chi non vede mai perché troppo preso, troppo arrabbiato, troppo sconsolato, troppo lontano. Ma è bello che quel volto continui ad essere “storto” per... vederci meglio. Volto di madre.
P.S. A me, comunque, pare che qualcosa sia successo...

 

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letterina 20191013 - Con il dovuto rispetto (13)

Con il dovuto rispetto (13)

Diverse persone chiedono di continuare con “Frammenti di saggezza all'ombra del campanile” di Mons. Mario Delpini. Allora eccone altri.

UNA COSA IMPOSSIBILE
Don Paolo è vecchio e malato: non ci sarà alla prima messa di don Andrea. Scrive perciò un augurio per condividere sapienza e gioia.
«Caro don Andrea. Sono contento per te. La vita del prete è bellissima. I preti, se vivono di fede, sono gli uomini più felici della terra. Non hanno da pensare alle cose: si dedicano alla gente. Non lavorano per ciò che passa: lavorano per la vita eterna. Non si preoccupano per se stessi: sanno che il Signore non li dimentica mai. Non sono mai soli, se sono uniti tra loro e stanno con la gente. Non si angosciano per i cumulo degli impegni: fanno quello che possono e poi dicono: "Siamo dei servi. È il Signore che salva".
Non dovrai pensare ai soldi: non ti mancherà niente. Non dovrai preoccuparti del lavoro: non sarai mai disoccupato. Non dovrai cercare casa: ne avrai una troppo grande. Che cosa si può desiderare di più? Una cosa però ti sarà impossibile: accontentare tutti. Qualunque cosa tu faccia o dica o proponga, puoi stare sicuro: qualcuno sarà scontento. Questa non è una buona ragione per circondarti solo di quelli che ti danno ragione: metti il cuore in pace, fa' il bene e confida nel Signore! Il tuo vecchio don Paolo».

IL CANE
«Sì, signora, vengo volentieri a visitare la sua mamma che non può venire in chiesa. Spero però di non dover restare sulla porta più a lungo di quanto io possa restare con la sua mamma, mentre Lei lega il cane».
«Ma che dice? Il cane non lo lego, è ben addestrato!».
«Non vorrei però che capitasse come a quel mio confratello che per poco non ci rimette un braccio quando lo alzò per benedire».
«Ma no! Il mio è un cane affettuoso e giocherellone!».
«Bene, signora, però sarei contento di non uscire di casa con le impronte del suo cane affettuoso sulla mia giacca».
«Eh, ma Lei ce l'ha proprio con i cani!».
«No, signora. Soltanto che io vengo per la sua mamma e non per fare amicizia con il suo cane».
«Ma Lei deve vederlo! Capisce tutto e poi è uno di famiglia!».
«Ho i miei dubbi che i cani capiscano qualche cosa. Se però mentre porto la comunione a sua mamma, il cane fosse in un'altra stanza, credo che sarebbe meglio! Non vorrei mettermi a discutere con un cane sulla presenza reale».
La signora, che con il suo cane parlava di tutto, anche se forse di presenza reale di Cristo nell'eucaristia si intendeva poco, si convinse che il suo prete era un po' retrogrado e prevenuto. Però aveva torto.

 

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letterina 20191006 - Con il dovuto rispetto (12)

Con il dovuto rispetto (12)

Ancora Mons. Mario Delpini, con il libro "Con il dovuto rispetto. Frammenti di saggezza all'ombra del campanile”.

L'APPUNTO PERSONALE
Don Angelo e don Luigi sono in confidenza e chiacchierano un po' di tutto. «Come è suscettibile la gente oggi!», confida don Angelo.
«Non parlarmene - conferma don Luigi - Finché metti fuori un cartello che richiama la decenza nel vestito, nessuno ci bada; ma se fai un appunto a una giovane signora per una gonna troppo corta, apriti cielo: "Ma come si permette? Ma voi preti siete proprio rimasti al medioevo!" e via insultando».
«Sui principi generali sono tutti d'accordo - osserva don Angelo - Ciascuno pensa che vadano bene per gli altri! Ma se fai una correzione personale allora diventi offensivo. Se predichi la carità tutti sono d'accordo; se suggerisci a una signora di far pace con la vicina, allora ti senti dire: "Non metta il becco in cose che non la riguardano, signor Parroco!"». Gli esempi non finiscono mai.
Don Angelo e don Luigi si confermano a vicenda su come sia difficile la correzione fraterna e il richiamo personale. Di confidenza in confidenza don Angelo si permette un'osservazione: «Anche tu, però, don Luigi, avresti dovuto accettare, quando ti hanno chiesto un trasferimento».
«E perché tu non ti fai gli affari tuoi?» è la parola che mette fine alle confidenze.

I PREPARATIVI
La sposina è in lacrime. Don Daniele ricorda il matrimonio: appena pochi mesi fa! Come mai la sposina è in lacrime? «Non andiamo d'accordo in niente! Va e viene, come se io non esistessi. Sembra che l'unica capace di cucinare sia sua mamma. Lascia in giro tutto per la casa: forse si aspetta che la serva, cioè io, sia sempre pronta a mettere a posto. Se invito a casa le mie amiche, "sono tutte befane". Forse crede di essere spiritoso con le sue battute, e mi ferisce: "Ne metti su di chili a mie spese, eh?". Neanche su che cosa vedere la sera andiamo d'accordo. Non ce la faccio più!»
Don Daniele resta sconcertato: «Ma siete stati fidanzati per anni. Non vi siete conosciuti? Possibile che non vi siate messi d'accordo su niente?».
La sposa non trattiene le lacrime: «Fidanzati sì, ma stupidi! Per anni sempre eccitati di divertimenti ed evasioni. Da quando poi abbiamo deciso di sposarci, tutto il nostro ragionare era sulla chiesa bella, il vestito, il menu del pranzo. E la macchina d'epoca e la bomboniera originale e la lista degli invitati e il viaggio di nozze ... »
Don Daniele cerca parole per consolare. Ma non può fare a meno di pensare: «Beh, in effetti, un po' stupidi sì!».

 

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letterina 20190929 - Con il dovuto rispetto (11) - L'elemosina

Con il dovuto rispetto (11)

Continuiamo con il libro di Mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano "Con il dovuto rispetto. Frammenti di saggezza all'ombra del campanile”. Troviamo una situazione che capita anche a noi.

L'ELEMOSINA
«Sì sono belle le sue rose, ma non le voglio».
«Sono interessanti i racconti africani dei suoi libri, ma non ho tempo per leggerli».
«No, io non apprezzo molto la musica in metropolitana».
«Mi spiace che sia stato derubato in treno, ma io non so che farci».
«Capisco che sia frustrante non vendere né un braccialetto, né un cd, in capo a un giorno, come dice; ma sono cose che non mi servono».
«Sì, in chiesa abbiamo una cassetta per le offerte ai poveri, ma non sono da distribuire per le strade».
«Non ho bambini a cui regalare l'elicottero telecomandato».
Per don Simone l’attraversamento del centro della città è sempre imbarazzante a motivo di molti che chiedono l'elemosina, e non era mai contento di sé, quando tornando a casa si diceva: «Ci sono tanti che non rifiutano mai un euro a chi chiede un aiuto. Dovrei fare anch'io così? Certo non sarei più povero, se avessi anche distribuito oggi dieci euro. Ma a che cosa servirebbe?».
Decise alla fine per un'offerta di trecento euro per un'iniziativa di carità, pensando: «Preferisco contribuire a risolvere il problema di una persona, se possibile, piuttosto che incoraggiare persone a continuare ad essere un problema».
Avrà deciso bene? 

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