letterina 20200126 - Overshoot Day

Overshoot Day

Domenica scorsa abbiamo cominciato a entrare nella lettera del papa “Laudato sì”, guidati da don Cristiano Re.
In verità non c’è stata una grande partecipazione e tuttavia chi c’era ha avuto riscontri decisamente positivi. Avremo la seconda puntata il 9 febbraio, cercando di guardare cosa si può fare nelle nostre case.
«Laudato si’ mi signore per sora nostra madre terra», cantava Francesco. Terra, «casa comune», ricorda papa Bergoglio, che «è anche come una sorella con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia». Papa Francesco non parte da zero. Riprende le parole dei suoi predecessori e il grido di allarme che da tempo mette in guardia dallo sfruttamento inconsiderato delle risorse, da una politica miope che guarda al successo immediato senza prospettive a lungo termine, dall’egoismo delle società consumistiche che stentano a cambiare i propri stili di vita. Ricorda che la cura del creato è impegno di tutti, credenti e non credenti.
Tra i diversi passaggi ne riprendo uno che riguarda l’Overshoot Day, il giorno del sovrasfruttamento ecologico del Pianeta.
Nel 2019 questo appuntamento si è presentato ancora una volta in anticipo: quattro giorni prima rispetto al 2018, e con la data più anticipata mai registrata finora.
Cioè, il 29 luglio 2019 abbiamo esaurito le risorse naturali che la Terra aveva prodotto per l'intero anno. All'Overshoot Day si arriva perché la nostra domanda di risorse in un anno supera quanto la Terra è in grado di rigenerare per quello stesso periodo di tempo. Nei prossimi mesi, le nostre esigenze saranno coperte attingendo alle riserve non rinnovabili di suolo, foreste, legname, allevamenti e pescato, e accumulando emissioni dannose in atmosfera.
Per intenderci: è come se uno avesse a disposizione 1.000 € al mese e al 20 li ha già spesi tutti. L'obiettivo per fermare questa erosione di risorse è spostare la data in avanti di 5 giorni ogni anno. Se ci riuscissimo, prima del 2050 arriveremmo a consumare le risorse di una Terra soltanto (e non di quasi due).  
Rispetto alla media mondiale, in Italia c'è davvero molto da fare: se tutti i terrestri seguissero il nostro stile di vita avremmo bisogno delle risorse di 2,72 Terre. I pannelli della mostra che ritorneranno all’inizio di febbraio ci aiutano ad avere anche solo uno sguardo complessivo alla problematica.
Amare i propri figli, forse, è anche pensare a ciò che stiamo lasciando loro in eredità...

 

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letterina 20200119 - Il papa arrabbiato

Il papa arrabbiato

Se ne sono dette e scritte di tutti i colori. Più del bene che fa quotidianamente, ha fatto notizia il fatto che il Papa abbia reagito a una fedele che lo ha strattonato, atto al quale sono seguite, il giorno dopo, le sue scuse, durante l’angelus (peraltro, non mi sarebbe dispiaciuto avesse chiesto scusa anche la maleducata fedele... ma lasciamo stare).
Al gesto del Papa ha fatto seguito un clamore enorme. Alcuni interventi sono stati eccellenti, altri sono stati pronunciamenti deliranti ai confini del patologico grave. Da parte mia, il riferimento a quanto accaduto vorrebbe aprire a una riflessione più ampia. Vorrei spendere qualche parola sul fatto che non solo il Papa, ma anche il prete abbia diritto di arrabbiarsi. Questo, dal mio punto di vista, per diverse ragioni.
Innanzitutto, perché siamo persone. Capita, talvolta, che quando qualche parrocchiano ci vede arrabbiati, dica bonariamente: “Capisco, in fondo anche voi siete persone...”. Conosco bene l’affetto della mia gente e capisco cosa vuol significare con questa espressione. Ma mi permetto di correggerla: non “in fondo”, ma totalmente i preti sono persone! Mi sembra permanga ancora, talvolta, l’idea che il sacramento dell’ordine ci renda superuomini, che devono esserci sempre e non manifestare stanchezza (tanto i preti mica lavorano in fabbrica... cosa avranno poi da fare?), avere sempre il sorriso sulle labbra, dire sempre “sì” e subire tutto senza contraccolpi, come Bud Spencer che le prendeva da dieci persone, non sentiva nulla, poi si divincolava ed erano botte da orbi per gli avversari. Eh no, non è così. Siamo persone, che come tutti hanno le loro gioie e i loro dolori, le loro fatiche e preoccupazioni, pregi e difetti, doti e incapacità, giorni di brillantezza e altri di stanchezza fisica o mentale. Come tutti.
Questo, talvolta, si unisce a un concetto distorto di misericordia (come ben si è visto anche in alcuni articoli sulla reazione del Papa, scritti da gente che si crede sapiente).
Per alcuni, misericordioso sarebbe colui che, sempre con un sorriso inebetito stampato sulle labbra, dovrebbe sempre dire che va bene tutto e, se viene maltrattato, rispondere con un dolce “va bene così, non fa niente”. Ora, questo non soltanto denoterebbe una persona disturbata e non misericordiosa, ma nemmeno evangelica.
Il Vangelo chiede la purezza del cuore, è vero, ma questa si ottiene con la fatica della ricerca della verità! Il compito del prete è aiutare la sua gente a fare verità su di sé e su quanto vive, alla luce del Vangelo. E questo, come Gesù ha mostrato in modo chiaro ai mercanti del tempio con la sua reazione, richiede a volte anche un’arrabbiatura e una gestualità che dica chiaramente che non va, che così non si può proseguire.
Non è semplice e indolore cercare la verità! Questo lo sa chiunque abbia provato a giocarsi seriamente nella vita (perfino una canzone di qualche decennio fa riconosceva che la verità fa male... perché ti mette di fronte a ciò che sei, non a come ti immagini o vorresti essere!).
Qui c’è tutta la concretezza della vita cristiana, che produce splendidi germogli, ma che qualche volta fa incontrare qualche dolorosa spina. Eh sì, il Papa si è arrabbiato. Viva il Papa.

Da: Diario di un prete, santalessandro.org

 

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letterina 20200112 - Una casa di cui prendersi cura...

Una casa di cui prendersi cura...

Ha già alcuni anni la seconda Enciclica di Papa Francesco, “Laudato si’ sulla cura della casa comune”, pubblicata il 18 giugno 2015. Nel cuore dello scritto c’è l’invito a che l’ecologia integrale diventi un nuovo paradigma di giustizia, perché la natura non è una “mera cornice” della vita umana.
Francesco di Roma si pone sulla scia di Francesco d’Assisi dando il titolo tratto dal Cantico delle creature di San Francesco “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra”.
Nei sei capitoli dell’Enciclica, il Papa evidenzia che la nostra terra, maltrattata e saccheggiata, richiede una “conversione ecologica”, un “cambiamento di rotta” affinché l’uomo si assuma la responsabilità di un impegno per “la cura della casa comune”. Impegno che include anche lo sradicamento della miseria, l’attenzione per i poveri, l’accesso equo, per tutti, alle risorse del Pianeta. Educazione e formazione sono le sfide centrali da affrontare. Di qui, il richiamo a “puntare su un altro stile di vita” perché “non tutto è perduto” e “l’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune”. Bastano piccoli gesti quotidiani, spiega il Papa: fare la raccolta differenziata dei rifiuti, ridurre il consumo di acqua, spegnere le luci inutili, coprirsi un po’ invece di accendere il riscaldamento e soprattutto “spezzare la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo”.
“La sobrietà – scrive il Pontefice – vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante” e “la felicità richiede di saper limitare quelle necessità che ci stordiscono”, lasciandoci invece aperti alle “molteplici possibilità che offre la vita”.  In questo modo, diventa possibile sentire che “abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti”.
Con le Parrocchie vicine proponiamo due pomeriggi domenicali per aprire insieme queste tematiche, conoscendole e affrontandole come famiglia. L’invito è fatto in modo particolare a loro, con due percorsi paralleli per i genitori e per i figli. Ecco lo schema “Prendersi cura della casa comune
*Domenica 19 gennaio: “Io, gli altri, la terra” con Don Cristiano Re, direttore dell’Ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro
*Domenica 9 febbraio: “L’ambiente, in famiglia” con il prof. Alberto Bonacina

Programma:
Ore 16.00 - Oratorio di Palazzago Inizio degli incontri divisi tra genitori e figli e mostra “Sulla cura della casa comune”
Ore 19.00 circa - GiroPizza.
Ore 20.30 Saluti.

E’ opportuno iscriversi con il modulo dato ai ragazzi alla catechesi o scaricabile dal sito.
Per le tematiche e le modalità del percorso ci auguriamo una significativa partecipazione.

 

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letterina 20200105 - Solo basilico?

Solo basilico?

Nel viaggio a Roma con i cresimandi, più volte abbiamo preso come riferimento per i 110 partecipanti il Palazzo della Cassazione, chiamato comunemente dai romani e non solo, il “Palazzaccio”. E proprio lì pensavo alla decisione che la Cassazione a sezioni unite, nei giorni precedenti al Natale, ha preso sulla cannabis normale: ovvero che coltivarla in casa propria, per farne uso personale, non è più reato. Ricordavo d’aver letto le reazioni di Silvio Garattini, lo scienziato fondatore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri: «Ai nostri giovani stiamo dando un pessimo segnale».

Vediamo alcuni passaggi dell’intervista.
Garattini, questa sentenza ha alzato l'asticella della tollerabilità sulle droghe leggere. Cosa ne pensa? «Penso sia molto grave. Non possiamo nemmeno più parlare di tolleranza ma di vero e proprio scarico di responsabilità. Da parte della società dovrebbe esserci uno sforzo enorme per evitare che i giovani cadano nella schiavitù della droga e invece accade esattamente il contrario».

Ai giovani viene dato un messaggio sbagliato? «Tremendamente sbagliato. Di fronte a ragazzi che si drogano e si riempiono di alcol non possiamo dire che la cannabis si può coltivare in balcone, come fosse basilico, per uso personale».

Al di là della percentuale di Thc contenuta? «Non ci sono soglie tollerabili e non tollerabili. La differenza la fa anche il numero di canne che si fumano nell'arco della giornata, magari una in fila all'altra, non solo la percentuale di Thc, che tra l'altro nella sentenza non è nemmeno specificata. Non c'era bisogno di aprire negozi che vendessero prodotti a base di marjiuana, non abbiamo fatto altro che alimentare un certo tipo di cultura. Realizzare i cannabis shop ha dato l'impressione che questa sostanza potesse essere assimilata a un alimento».

Dal punto di vista chimico che danni provoca la cannabis? «Il cervello dei ragazzi si evolve fino ai 16-18 anni. Se un giovane fuma, avrà problemi di memoria, di concentrazione, di apprendimento. Farà fatica a prendere delle decisioni, come se fosse sotto una sorta di sedazione. Ci sono studi che dicono che, dopo quindici anni, si sviluppino più facilmente malattie psichiche. Penso sia molto importante mantenere fra i giovani l'idea che la cannabis sia una droga e possa dare effetti molto importanti anche a distanza di tempo se si assume in fase giovanile».

A differenza di altri uomini di scienza, lei condanna droghe pesanti e leggere allo stesso modo. «Sì. Le droghe light aprono la porta all'uso di altri tipi di droghe più pesanti. Se alziamo la soglia della tollerabilità e prendiamo certe decisioni con leggerezza, non ci rendiamo contro che facilitiamo questo processo».

L'istituto Mario Negri ha sempre misurato l'utilizzo di droghe. Ad esempio analizzando l'acqua degli scarichi urbani. Cosa è emerso dalle ultime analisi? «Analizzando i campioni di acqua prelevati, ci siamo resi conto che l'utilizzo di droghe è raddoppiato. Sia per quanto riguarda la cannabis, sia per quanto riguarda la cocaina, poiché rispetto a un tempo costa molto meno e quindi risulta più accessibile ai giovani. E in una fase come questa, dove l'allarme droga è alto in tutte le scuole, che facciamo? Consentiamo l'uso personale della cannabis».

Pensare ai vasi con terriccio pronte sui balconi per piantare gerani, basilico o cannabis ci fa pensare però al terreno in cui attecchisce il bisogno: spesso, dietro il consumo di droghe, pesanti o leggere (se qualcuno le chiama ancora così), ci sono le difficoltà esistenziali, la crisi dei valori, le prospettive grigie di vita in cui si dibattono molti giovani. Ma su tutto questo la generazione dei baby boomers sembra non sapere interrogarsi davvero, nonostante abbia gravi responsabilità per la situazione in cui versano i propri figli e nipoti. Anche il Palazzaccio può fare pensare...

 

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Presepio Post Natale 2019

Nelle settimane di questo Avvento abbiamo dato a tutti i ragazzi una statuina del presepe (Magi e stella), invitandoli a costruire un presepe “mobile” da portare in chiesa parrocchiale il 29 dicembre, per la messa delle 10.30. Ma non vogliamo rinunciare a vedere insieme i presepi più grandi che si preparano nelle nostre case o negli spazi comunitari.

Ecco allora l’iniziativa Presepio Post Natale 2019:
Scatta alcune fotografie al tuo presepio o a quello di amici e familiari, e inviale a #Palapresepio2019 
le potrai così condividere con tutti tramite il sito www.oratoriopalazzago.it

Il 6 gennaio, dopo la messa delle 10.30, saranno anche proiettate e premiate, insieme a quelle dei presepi mobili portati in chiesa.
Non perdere l’occasione di tramandare l’amore per il Presepio!!!

 

letterina 20191229 - La pace come cammino di speranza

La pace come cammino di speranza

La pace è un bene prezioso, oggetto della nostra speranza, al quale aspira tutta l’umanità. Sperare nella pace è un atteggiamento umano che contiene una tensione esistenziale, per cui anche un presente talvolta faticoso «può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino». In questo modo, la speranza è la virtù che ci mette in cammino, ci dà le ali per andare avanti, perfino quando gli ostacoli sembrano insormontabili.
La nostra comunità umana porta, nella memoria e nella carne, i segni delle guerre e dei conflitti che si sono succeduti, con crescente capacità distruttiva, e che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli. Anche intere nazioni stentano a liberarsi dalle catene dello sfruttamento e della corruzione, che alimentano odi e violenze.
Ancora oggi, a tanti uomini e donne, a bambini e anziani, sono negate la dignità, l’integrità fisica, la libertà, compresa quella religiosa, la solidarietà comunitaria, la speranza nel futuro. Tante vittime innocenti si trovano a portare su di sé lo strazio dell’umiliazione e dell’esclusione, del lutto e dell’ingiustizia, se non addirittura i traumi derivanti dall’accanimento sistematico contro il loro popolo e i loro cari. Le terribili prove dei conflitti civili e di quelli internazionali, aggravate spesso da violenze prive di ogni pietà, segnano a lungo il corpo e l’anima dell’umanità. Ogni guerra, in realtà, si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana. La guerra, lo sappiamo, comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo.
La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo...
Dobbiamo perseguire una reale fratellanza, basata sulla comune origine da Dio ed esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca.
Il desiderio di pace è profondamente inscritto nel cuore dell’uomo e non dobbiamo rassegnarci a nulla che sia meno di questo.

Dal messaggio del Santo Padre Francesco per la celebrazione della LIII giornata mondiale della pace

 

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Presepio Post Natale 2019

Nelle settimane di questo Avvento abbiamo dato a tutti i ragazzi una statuina del presepe (Magi e stella), invitandoli a costruire un presepe “mobile” da portare in chiesa parrocchiale il 29 dicembre, per la messa delle 10.30. Ma non vogliamo rinunciare a vedere insieme i presepi più grandi che si preparano nelle nostre case o negli spazi comunitari.

Ecco allora l’iniziativa Presepio Post Natale 2019:
Scatta alcune fotografie al tuo presepio o a quello di amici e familiari, e inviale a #Palapresepio2019 
le potrai così condividere con tutti tramite il sito www.oratoriopalazzago.it

Il 6 gennaio, dopo la messa delle 10.30, saranno anche proiettate e premiate, insieme a quelle dei presepi mobili portati in chiesa.
Non perdere l’occasione di tramandare l’amore per il Presepio!!!

 

letterina 20191222 - Sono un essere umano

Sono un essere umano

The Elephant Man è uno straordinario film del 1980, regia di David Lynch. È volutamente girato in bianco e nero, per richiamare l'atmosfera della Londra ottocentesca. Racconta la vera storia di John Merrick “l'uomo elefante”: nato sano, viene colpito nei primi anni di vita dalla rarissima e devastante sindrome di Proteo, che forza il suo corpo a deformazioni orrende e sconce. Al cuore del racconto c'è una scena memorabile: la corsa attraverso la stazione di Londra, dove John cerca rifugio, zoppicando, il volto stravolto, esposto allo sguardo umiliante della gente. Scappa perché inseguito: è tormentato dai ragazzini che lo prendono di mira, dalla folla inviperita, perché nella sua claudicante angoscia ha travolto una bambina. Braccato nei bagni della stazione, si gira e ulula alla folla: «lo non sono un elefante! Non sono un animale! Sono un essere umano! Un uomo ... » Un grido disperato consegnato al mondo, prima di scivolare a terra svenuto. Nella vicenda di John è il medico Treves a prendersi cura di lui: prima per curiosità scientifica e poi per sincera amicizia, riconoscendo, sotto la crosta dell’orrenda deformità, il bisogno di essere riconosciuto e la fiamma di calore.

Antoine de Saint-Exupéry, nella sua Lettera a un ostaggio, riflette:
C'è innanzitutto nell'uomo un desiderio indistinto di un certo calore. Poi l'uomo, a forza di sbagliare, scopre la strada che porta fino al fuoco. [ ... ] Forse è per questo, amico mio, che ho tanto bisogno della tua amicizia. Ho sete di un amico che rispetti in me [. .. ] il pellegrino di quel fuoco. ... Io che provo, come tutti, il bisogno di essere riconosciuto... ti sono grato perché mi accogli così come appaio: che me ne faccio di un amico che mi giudica? Ospitando un amico alla mia tavola lo prego di sedersi, se zoppica, e non gli chiedo di ballare.

John Merrick non guarirà mai dalla sua deformità. Morirà a Londra nel 1890, a ventisette anni di età. Morirà malato ma salvo, nutrito dall'amicizia di Treves e di tanti altri. In una delle ultime scene del film, nella sua stanzetta, John parla con il dottore: «Sono felice ogni ora del giorno, amico mio. Anche se dovessi sapere di morire domani. La mia vita è bella, perché so di essere amato. Io sono fortunato. E non potrei dirlo se non fosse per te... Amico mio, amico mio ... » E si capisce che in questa parola ripetuta John sta nutrendo entrambi. Stanno vivendo un’amicizia che li salva. Mentre John si consegna sereno e consapevole al suo sonno misterioso e definitivo, sentiamo la voce della madre recitare una poesia di Tennyson:
Mai. Oh, mai. Niente morirà mai. L'acqua scorre. Il vento soffia.
La nuvola fugge. Il cuore batte ... Niente muore.

Buon Natale in Colui che ama ogni uomo.

I sacerdoti della Comunità

 

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    Cammino dell'Avvento 2019

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Presepio Post Natale 2019

Nelle settimane di questo Avvento abbiamo dato a tutti i ragazzi una statuina del presepe (Magi e stella), invitandoli a costruire un presepe “mobile” da portare in chiesa parrocchiale il 29 dicembre, per la messa delle 10.30. Ma non vogliamo rinunciare a vedere insieme i presepi più grandi che si preparano nelle nostre case o negli spazi comunitari.

Ecco allora l’iniziativa Presepio Post Natale 2019:
Scatta alcune fotografie al tuo presepio o a quello di amici e familiari, e inviale a #Palapresepio2019 
le potrai così condividere con tutti tramite il sito www.oratoriopalazzago.it

Il 6 gennaio, dopo la messa delle 10.30, saranno anche proiettate e premiate, insieme a quelle dei presepi mobili portati in chiesa.
Non perdere l’occasione di tramandare l’amore per il Presepio!!!