letterina 20200405 - Pasqua con... i tuoi

Pasqua con... i tuoi

Non potremo celebrare la Pasqua insieme, nelle nostre chiese, come Comunità. E tuttavia dobbiamo in ogni caso “celebrare la Pasqua”. Ma come? La celebreremo nelle case.
Come il popolo di Israele in esilio – quando appunto era senza tempio, senza sacerdoti – ha iscritto la celebrazione della Pasqua nella ritualità familiare, così dovremmo imparare a celebrare nelle case, ponendo al centro la Parola di Dio. La memoria della Pasqua è al cuore delle Scritture, è il momento culmine della vita di Gesù: la celebra perché i suoi discepoli non si perdano nella prova, e questo è drammaticamente vero per noi oggi.
Celebriamo la Pasqua “restando a casa”. Lo spazio della casa è chiamato a diventare luogo del culto spirituale, dove «offrire i vostri corpi» (Rm 12,1), come dice Paolo. Le relazioni più intime, se vere, se vissute in Cristo, diventano «tempio dello Spirito» (1Cor 6,19). 
Accade già, ogni giorno, nella cura del cibo, nella cura del corpo, nella malattia, nell’amore... ma ora tutto questo deve essere celebrato in memoria della Pasqua di Gesù. Ogni famiglia deve inventarsi uno spazio con dei segni che richiamino la fede: un cero, un crocifisso, una tovaglia particolare che viene messa sulla tavola nei momenti celebrativi... colta le tue preghiere forse ancora di più perché segrete!
Le chiese rimangono aperte perché rappresentano il segno che la fede non mai un fatto individualistico e neppure “familistico”.
C’è una famiglia più grande, nella quale ciascuno è inserito, di cui sentirsi parte, fratelli e sorelle e tutti insieme figli e figlie. Per questo serve una parola che venga dalla Chiesa. Quale e come? Ascoltare la predicazione del papa ci fa sentire parte di una Chiesa universale, ascoltare la parola del Vescovo ci inserisce nella Chiesa particolare di cui siamo parte; poter ascoltare anche una parola che viene dalla nostra parrocchia, richiama il legame più prossimo con una concreta comunità di credenti. Per questo è utile che i mezzi di comunicazione rendano possibile ascoltare, restando a casa la parola della Chiesa.
Forse questa “emergenza” è l’occasione perché «emerga» il popolo di Dio come soggetto vivo della fede. Non come soggetto passivo, che assiste ad un rito che altri per lui celebrano, ma che si scopre «popolo sacerdotale», in grado di celebrare. È un’occasione unica, non avremo – speriamo – molte altre opportunità che ci costringano a compiere quel salto di qualità che il Concilio ci ha indicato ma che fatichiamo così tanto a mettere in opera.
Ma allora che suggerimenti potremmo dare per celebrare il Triduo pasquale nelle case? Qui provo solo a dare qualche spunto minimo.

Giovedì Santo
Giovanni nel suo Vangelo non riporta l’ultima cena ma la lavanda dei piedi. Potrebbe questo essere un rito che in casa ogni componente può ripetere l’un l’altro, per ricordare che l’eucaristia è celebrata quando ci mettiamo a servizio gli uni degli altri. Poi si potrebbero rileggere i testi che istituiscono il memoriale (dal libro dell’Esodo, dalla prima lettera di Paolo ai Corinti, dai Sinottici). Non possiamo celebrare l’Eucaristia in casa, ma spezzare un pane e condividerlo può rimandare al senso di quello che ogni domenica viviamo con tutti i credenti.

Venerdì Santo
Al centro del Venerdì Santo c’è la croce di Gesù e il racconto della sua morte. Diventa importante scegliere una croce da mettere al centro, che sia quella che poi ogni volta ci invita a pregare. Davanti alla croce, tre momenti: il racconto della passione e morte del Signore; il bacio alla croce (che diventa intimo, familiare, passando il crocifisso di mano in mano); e una preghiera universale, perché la croce ci raccoglie tutti

Sabato Santo
Questo è un giorno particolare dove regnano il silenzio e l’assenza di celebrazioni. Abbiamo vissuto tutta la quaresima come un lungo Sabato Santo di silenzio e senza riti. Allora questo giorno lo si potrebbe consacrare al silenzio. Si pongono i segni (una candela spenta, un crocifisso coperto, una tavola spoglia) ma sono segni dell’assenza. Vivere la mancanza come grembo del desiderio, come tempo nel quale prepararsi all’incontro. In casa si potrebbe preparare tutto quello che poi nel giorno successivo, vuole essere motivo di festa: il cibo, i fiori, un disegno...

Domenica di Pasqua
La domenica di Pasqua la si vive come ogni domenica senza la celebrazione della messa in chiesa. Una celebrazione della Parola che si conclude con una festa, il pranzo condiviso nella gioia. Senza dimenticare chi è solo: si potrebbe decidere di telefonare a amici e parenti, a chi sappiamo essere solo per uno scambio di auguri, per dare una parola di vicinanza e di speranza.

Sono solo suggerimenti di gesti minimi. Ma offrono l’occasione per iscrivere la fede e la sua celebrazione nella vita quotidiana, tra le mura di casa.
Ora, un Triduo strano come questo, va preparato.
«Dove vuoi che prepariamo per celebrare la Pasqua?» (Mt 26,17) chiedono i discepoli a Gesù. Scopriamo anche questo: non si celebra la Pasqua se non la prepariamo.

La Pasqua non la si assiste, la si celebra e quindi ci si prepara, forse questa volta come mai prima.

 

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letterina 20200329 - E i sacramenti?

E i sacramenti?

Il nostro Vescovo Francesco, più volte in questo tempo raggiunge sacerdoti e Comunità attraverso proposte, riflessioni e indicazioni. Lo ringraziamo di cuore. Tra queste ce ne sono alcune che sottopongo anche a voi riguardanti la vita delle nostre parrocchie.
-“Desideriamo manifestare la nostra vicinanza a tutti e a ciascuno, consapevoli che, con il passare dei giorni, le forze e le energie si assottigliano, ma che proprio noi possiamo rappresentare una risorsa spirituale inesauribile, non per particolari qualità, ma per il dono che abbiamo ricevuto: quello di poter attingere alla sorgente inesauribile della speranza che è il Signore Vivente e il suo Spirito.
Percorriamo con tutti la strada del Calvario, ma ugualmente vorremmo condurre tutti a quel sepolcro vuoto che è segno non di un’ultima assenza, ma porta di un passaggio che Gesù ha aperto definitivamente. Per questo non cessiamo di pregare e celebrare, certamente per i malati, le loro famiglie, i medici e gli operatori sanitari, per le autorità e tutti coloro che sostengono le condizioni essenziali del nostro vivere comune, ma celebriamo e preghiamo anche per tutti i nostri defunti.
...Certamente, nel momento in cui potremo riprendere la vita comunitaria, individueremo sia a livello diocesano, sia a livello parrocchiale, le modalità per celebrare la nostra fede in Cristo Crocifisso e Risorto, primizia di coloro che sono morti, per innalzare nell’Eucaristia il suffragio per tutti i defunti e per donare ai loro cari la consolazione, frutto di questa fede”.
-Per quanto riguarda i Sacramenti dell’Unzione degli infermi e della Confessione, si prevede il dono dell’indulgenza e in alcuni casi la possibilità di donare l’assoluzione generale. Nel limite del possibile, le persone destinatarie dell’assoluzione generale devono essere consapevoli del gesto santo compiuto su di loro e per loro, fatti salve le situazioni in cui le persone non possono più essere coscienti. Per altre situazioni è meglio suggerire la formula della confessione di desiderio, che anche il Papa ha proposto nell’omelia del 20 marzo.
-Per la Settimana Santa e la Pasqua di Risurrezione. Gli orientamenti annunciati e la situazione che sta sotto i nostri occhi aprono la prospettiva che prevede l’impossibilità di celebrare questi riti così significativi con la presenza della Comunità. Ritengo comunque, che, nelle modalità adeguate, sia importante che vengano celebrati, che la Comunità lo sappia e sia coinvolta nei modi più opportuni, che si immagini un segno pasquale che possa raggiungere tutte le nostre case, nelle modalità rispettose delle misure imposte.
-Vi è un altro aspetto importante della vita comunitaria, che viene investito da questo stravolgimento di abitudini e tradizioni che ci appartengono: si tratta della celebrazione delle Prime Confessioni, Prime Comunioni e Cresime. Se per le prime, i calendari, i percorsi catechistici, il coinvolgimento dei genitori, sono fortemente connotati dalle scelte che ogni parrocchia ha sempre assunto in modo autonomo, per quanto riguarda le Cresime, il coinvolgimento della diocesi, particolarmente per la distribuzione dei ministri (Vescovo e Ministri straordinari) è più evidente. Sono consapevole che la dimensione della festa familiare è un aspetto da non sottovalutare, e nello stesso tempo che questa situazione di emergenza eccezionale ne condiziona le caratteristiche. Alla luce di tutto questo, ritengo che le date delle celebrazioni di Confessioni e Prime Comunioni siano stabilite dai Parroci, con i loro Consigli e con i genitori, così come è sempre avvenuto. Per quanto riguarda la celebrazione delle Cresime, vengono spostate a dopo l’estate, mantenendo nel limite del possibile l’organigramma attuale”.
Alla luce di tutto questo e in sintonia con le Parrocchie della Fraternità, viene sospesa, nelle Comunità di Burligo e Palazzago, la celebrazione dei Sacramenti come avevamo stabilito nella Guida Pastorale, (19 aprile Prima Confessione, 10 e 17 maggio Prima Comunione, 23 e 31 maggio Cresima) rimandandola agli inizi del nuovo anno pastorale ( settembre, ottobre...) nelle date che, appena possibile, cercheremo di stabilire insieme. Continuiamo a sentirci uniti nel ricordo, nell’affetto, nella preghiera e nelle forme che stiamo utilizzando.

+Francesco

 

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letterina 20200322 - La telefonata del Papa

La telefonata del Papa

Questa mattina [mercoledì 18 marzo] mi ha chiamato al telefono Papa Francesco.
Il Santo Padre è stato molto affettuoso manifestando la sua paterna vicinanza, a me, ai sacerdoti, ai malati, a coloro che li curano e a tutta la nostra Comunità. Ha voluto chiedere dettagli sulla situazione che Bergamo sta vivendo, sulla quale era molto informato.
È rimasto molto colpito dalla sofferenza per i moltissimi defunti e per il distacco che le famiglie sono costrette a vivere in modo così doloroso. Mi ha pregato di portare a tutti e a ciascuno la sua benedizione confortatrice e portatrice di grazia, di luce e di forza. In modo particolare mi ha chiesto di far giungere la sua vicinanza ai malati e a tutti coloro che in diverso modo stanno prodigandosi in modo eroico per il bene degli altri: medici, infermieri, autorità civile e sanitarie, forze dell’ordine. Un sentimento di profondo compiacimento lo ha espresso verso i nostri sacerdoti, colpito dal numero dei morti e dei ricoverati, ma anche impressionato in positivo dalla fantasia pastorale con cui è stata inventata ogni forma possibile di vicinanza alle famiglie, agli anziani e ai bambini, segno della vicinanza stessa di Dio. Papa Francesco ha promesso che ci porta nel suo cuore e nelle sue preghiere quotidiane.
Questo suo gesto così delicato di premura e la sua benedizione di padre è stata una eco, una continuazione, una realizzazione concreta per me e sono convinto per l’intera diocesi e per ciascuno di quella carezza del nostro santo Giovanni XXIII che ieri abbiamo invocato nella supplica e che la natura con i primi germogli di primavera ci sta riconsegnando.

+Francesco

 

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letterina 20200315 - Pensare...

Pensare...

“Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte.
Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare...
In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l'economia collassa, ma l'inquinamento scende in maniera considerevole. L'aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira...
In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class.
In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all'altro, arriva lo stop.
Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro.
Sappiamo ancora cosa farcene?
In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia.
In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel "non-spazio" del virtuale, del social network, dandoci l'illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto. Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato? In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l'unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunità, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro. Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci. Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto. Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo."

(Cit. F. MORELLI)

 

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Disposizioni dalla Diocesi

Funerali, battesimi e matrimoni Ecco le disposizioni della Diocesi
  • Lunedì 09 Marzo 2020
  •  (0)

Funerali, battesimi e matrimoni
Ecco le disposizioni della Diocesi

Tutte le disposizioni della Diocesi di Bergamo in merito ai sacramenti e alle esequie funebri.

In ottemperanza al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020 - che così recita: «L’apertura dei luoghi di culto è condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro di cui allegato 1 lettera d); sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri» - e facendo seguito al Comunicato dei Vescovi Lombardi dello scorso 6 marzo, la Diocesi di Bergamo dispone i seguenti provvedimenti, in aggiunta alle precedenti disposizioni date.

Circa le esequie

•Le veglie funebri con convocazione pubblica presso la casa dei defunti, nelle case del commiato e presso gli obitori sono sospese.

•Il ministro ordinato può recarsi in forma privata presso il defunto per una preghiera.

•Al cimitero si celebri il rito della sepoltura come previsto dal Rituale per le Esequie senza la celebrazione della Messa.

•Anche durante le esequie al cimitero si raccomandi agli eventuali presenti il rispetto delle distanze imposte dalla normativa.

•Dove già è prassi che la parrocchia conceda spazi ad uso di camera ardente, lo si faccia solo a condizione che la bara sia chiusa, nel pieno rispetto delle indicazioni generali e specifiche dell’autorità comunale, sanitaria, regionale.

•I cortei funebri a piedi, sia dalla casa sia verso il cimitero, sono sospesi.

•La Messa esequiale sarà concordata con la famiglia a tempo opportuno al termine dell’emergenza.

•Il parroco avvisi per tempo la famiglia delle disposizioni attuali.

Circa altri sacramenti

È sospesa la celebrazione dei battesimi, cresime degli adulti e matrimoni.

Applicazione

Tutte le presenti disposizioni - insieme alle precedenti indicazioni che sono state date dalla diocesi e che permangono in ogni punto tranne che per quelli qui modificati - sono valide fino a nuovo provvedimento.

letterina 20200308 - Cosa vedo

Cosa vedo

Cosa vedo in questi giorni?
- Vedo una mamma con i suoi tre figli arrivare in chiesa e mettersi nei banchi in ginocchio, nel silenzio e nella preghiera.
- Vedo sui social le migliaia di visualizzazioni per le dirette della messa e della Via Crucis dalla nostra Parrocchia, un modo particolare di partecipare, ma certamente importante per non far spegnere il fuoco.
- Vedo, tra gli altri, questo commento scritto il 2 marzo, accanto alle foto della chiesa e delle opere esposte :”In questo periodo ci stiamo interrogando se sia tutto frutto di un equivoco, se veramente fosse necessario fermare attività e vita quotidiana, se la precauzione è eccessiva, su ciò che sarà ... Di certo, tra le mura di casa o passeggiando, stiamo giorno dopo giorno rivedendo le nostre priorità.
Abbiamo pure riflettuto sulla Fede avvertendo ancor più urgente un contatto più Alto. Le funzioni a porte chiuse, la partecipazione in remoto grazie al web, la vista dei banchi vuoti, hanno profondamente toccato il nostro cuore. Sentendoci “angeli in gabbia”, come la scultura esposta sull’altare, ecco che in questa Quaresima ci vogliamo liberare dalle nostre costrizioni, rivolgendoci a Colui che ha donato per noi la sua vita sulla Croce”.
- Vedo un papà seduto nel banco della chiesa e accanto la figlia di 3 media: la messa non c’è, ma quello era l’orario. E allora stiamo qui un po’...
- Vedo molti più lumini accesi all’Addolorata, al Sacro Cuore e alla Madonna del Rosario e penso che sono entrate in chiesa più persone.
- Vedo che qualcuno c’è sempre alle tre del pomeriggio per la Via Crucis quotidiana.
- Vedo e prego...

 

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