letterina 20191215 - Lo scandalo del Natale

Lo scandalo del Natale

La rubrica “Verso l’alt(ro)” offre ogni settimana su santalessandro.org alcuni spunti di meditazione, preparati da un gruppo di giovani collaboratori dell’Ufficio diocesano Tempi dello spirito. Riportiamo quello del 13 dicembre

Vero Dio, vero uomo.
E Tu degnasti assumere
questa creata argilla?
Qual merto suo, qual grazia
a tanto onor sortilla
se in suo consiglio ascoso
vince il perdon, pietoso
immensamente Egli è.
Manzoni, Natale

[E tu ti sei degnato di assumere
l’aspetto di questa argilla, da Te creata?
Quale merito suo
la portò a un così grande onore?
Se nel cuore imperscrutabile di Dio
ha vinto il perdono,
Lui è immensamente buono.]

Non dimentichiamoci lo scandalo del Natale. Perché quello che Dio ha fatto è, semplicemente, scandaloso. Mai si era immaginato che colui che è immenso, infinito, eterno, pensasse di diventare uomo. E tutto ciò per amore, non di certo per merito nostro. Dovrebbe suonarci come una bestemmia! Dio che si abbassa al livello di una sua creatura, anzi, di qualcosa che è stato creato dall’argilla, dal fango. Dio che decide di farsi presenza fisica, palpabile, corporea, per l’uomo. Spesso ci dimentichiamo di credere con il corpo. Pensiamo che la nostra fede si limiti alle parole, alla speculazione. Confondiamo la fede con la filosofia e ci riempiamo di chiacchiere vuote.
Ma questa è una fede dimezzata! Il Natale deve dirci che Dio è corpo, è presenza: non è lontano, è vicino, in mezzo a noi!
Guareschi, in Giallo e Rosa, racconta di quando l’ateo e comunista Peppone, distrutto da alcuni fatti avvenuti nel paese, si rivolge al parroco don Camillo, per avere conforto. Manca poco al Natale e don Camillo, impegnato a ridipingere le statue del presepe, gli propone di dipingere il Bambino. Peppone, riluttante, accetta. Scrive Guareschi: Ormai il Bambinello era finito. Peppone lo guardò e gli parve di sentir sulla palma della mano il tepore di quel piccolo corpo. […] E dimenticò tutti i problemi. […] Uscendo, si ritrovò nella cupa notte padana, ma ormai era tranquillissimo perché sentiva dentro di sé quel tepore.
Noi sappiamo ancora sentire Dio con il corpo? Sappiamo ancora emozionarci quando avvertiamo la sua presenza? Ci facciamo cambiare le giornate dal suo abbraccio, come Peppone, o facciamo della preghiera una mera chiacchierata?
E fra mille anni la gente correrà a seimila chilometri l’ora su macchine a razzo superatomico per far cosa? Per arrivare in fondo all’anno e rimanere a bocca aperta davanti al tepore dello stesso Bambinello di gesso che, questa sera, il compagno Peppone ha ripitturato col pennellino.

 

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Presepio Post Natale 2019

Nelle settimane di questo Avvento abbiamo dato a tutti i ragazzi una statuina del presepe (Magi e stella), invitandoli a costruire un presepe “mobile” da portare in chiesa parrocchiale il 29 dicembre, per la messa delle 10.30. Ma non vogliamo rinunciare a vedere insieme i presepi più grandi che si preparano nelle nostre case o negli spazi comunitari.

Ecco allora l’iniziativa Presepio Post Natale 2019:
Scatta alcune fotografie al tuo presepio o a quello di amici e familiari, e inviale a #Palapresepio2019 
le potrai così condividere con tutti tramite il sito www.oratoriopalazzago.it

Il 6 gennaio, dopo la messa delle 10.30, saranno anche proiettate e premiate, insieme a quelle dei presepi mobili portati in chiesa.
Non perdere l’occasione di tramandare l’amore per il Presepio!!!

 

letterina 20191208 - Praesepium, mangiatoia

Praesepium, mangiatoia

“Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia”: inizia così la Lettera apostolica Admirabile signum sul significato e il valore del presepe, che Papa Francesco ha firmato nella prima domenica di Avvento, a Greccio.
Il Papa, rievocando le origini della rappresentazione della nascita di Gesù, sottolinea l’etimologia latina della parola: “praesepium”, cioè mangiatoia, e cita Sant’Agostino che osserva come Gesù, “adagiato in una mangiatoia, divenne nostro cibo”. E ricorda il presepe vivente voluto da San Francesco a Greccio nel Natale del 1223, che riempì di gioia tutti i presenti: “San Francesco, con la semplicità di quel segno, realizzò una grande opera di evangelizzazione. Il suo insegnamento è penetrato nel cuore dei cristiani e permane fino ai nostri giorni come una genuina forma per riproporre la bellezza della nostra fede con semplicità”. “Rappresentare l’evento della nascita di Gesù - si legge nel testo - equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia”. “Mentre contempliamo la scena del Natale siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a Lui. Con questa Lettera vorrei sostenere la bella tradizione delle nostre famiglie, che nei giorni precedenti il Natale preparano il presepe. Come pure la consuetudine di allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze... È davvero un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara da bambini: quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata”.
Il presepe - continua il Papa - “suscita tanto stupore e ci commuove” perché “manifesta la tenerezza di Dio” che “si abbassa alla nostra piccolezza”, si fa povero, invitandoci a seguirlo sulla via dell’umiltà per “incontrarlo e servirlo con misericordia nei fratelli e nelle sorelle più bisognosi”.
In Comunità vivremo la novena al Natale con il testo di questa lettera.
Nel frattempo, ai ragazzi viene affidata ogni settimana una statua dei magi, da aggiungere a quelle dello scorso anno per allestire un presepe che verrà portato in chiesa il 29 dicembre. Ne potremo ammirare molti, ma speriamo che molti altri siano costruiti nelle case. E non solo.

 

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Presepio Post Natale 2019

Nelle settimane di questo Avvento abbiamo dato a tutti i ragazzi una statuina del presepe (Magi e stella), invitandoli a costruire un presepe “mobile” da portare in chiesa parrocchiale il 29 dicembre, per la messa delle 10.30. Ma non vogliamo rinunciare a vedere insieme i presepi più grandi che si preparano nelle nostre case o negli spazi comunitari.

Ecco allora l’iniziativa Presepio Post Natale 2019:
Scatta alcune fotografie al tuo presepio o a quello di amici e familiari, e inviale a #Palapresepio2019 
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Il 6 gennaio, dopo la messa delle 10.30, saranno anche proiettate e premiate, insieme a quelle dei presepi mobili portati in chiesa.
Non perdere l’occasione di tramandare l’amore per il Presepio!!!

 

letterina 20191201 - Esperar

Esperar

L'avvento è l'attesa di Dio, del Re ch'è morto amando.
Da quel sospiro, si è diventati un po' tutti mendicanti di bellezza: l'uomo diventa cercatore di felicità. "Siamo in attesa del Dio-Bambino" vanno ripetendosi quaggiù lungo le quattro settimane d'Avvento. L'atteso è il soprannome col quale hanno imparato a chiamare il loro Dio: l'Atteso delle genti.
Questo, però, è l'Avvento più semplice: Dio manterrà le sue promesse, Fedele è il suo nome. L'attesa più complicata è l'altra: l'attesa che vive Dio.
Il periodo d'Avvento della Santissima Trinità: "Siamo in attesa dell'uomo. Che l'uomo accetti d'essere amato". La notizia certa di colui che ama è quella d'essere disposto ad amare ad oltranza, fin quasi a giocare in perdita, perché non è certo che l'amato accetterà d'essere protagonista di una simile avventura di grazia, di gratuità. Nemmeno Dio è così sicuro che l'uomo s'accorga del suo passaggio, del suo farsi assaggio di eterno nel tempo. Siccome è già capitato ai tempi di Noè, sarà più facile che accada di nuovo piuttosto che se non fosse mai accaduto.
Non facevano nulla che fosse male: consumavano, bevevano, si maritavano tra loro (liturgia di questa prima domenica di Avvento). E' l'elementare della vita. A castigare la loro attesa non fu un male fatto, ma che non fecero ciò che era per loro il bene, quello massimo: l'accorgersi di Dio, d'essere nell'interesse di Dio. Che Dio si stava interessando di loro.
Capiterà ancora: a Betlemme Lui passa ma non s'accorgono nemmeno, in Galilea predica e raddrizza gli arti ma non gli danno la pur minima fiducia, dalla Croce inaugura la Redenzione e sotto continuano a giocare a dadi. Sempre così: Lui passa-ripassa, loro s'appisolano, si distraggono fin quasi a prendere sonno e perdersi l'appuntamento clou.
Dio è in attesa dell'uomo: gli sta a cuore, non riesce più a prendere sonno finché l'uomo non è entrato dalla porta-di-casa-sua, il suo cuore s'agita in mille tormenti, non trova pace né tregua. Han detto che Dio è inutile all'uomo, che la sua è una passione-noiosa, che anche Dio è un oggetto tra gli altri, un oggetto inutile: a me, degli oggetti inutili, affascina da sempre la capacità che hanno d'aspettare il loro turno. Dio è inutile all'effimero dell'uomo: attende il suo turno, d'entrare in gioco quando l'uomo, tradito dall'effimero, chiamerà l'eterno. La fibrillazione di Dio ha a che vedere con l'attendere: "Se è in grado d'aspettarti, ti ama" ho letto sui jeans di una ragazza che viaggiava in aereo. E' stato il Buon-Avvento recapitato al mio indirizzo. Sarà per questo che per gli spagnoli aspettare è esperar: in fondo, aspettare è anche sperare. Che il Dio-Bambino ri-nasca, che l'uomo si decida a ritornare verso casa: che il mondo ritrovi la pace perduta.

Buon Avvento

 

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Presepio Post Natale 2019

Nelle settimane di questo Avvento abbiamo dato a tutti i ragazzi una statuina del presepe (Magi e stella), invitandoli a costruire un presepe “mobile” da portare in chiesa parrocchiale il 29 dicembre, per la messa delle 10.30. Ma non vogliamo rinunciare a vedere insieme i presepi più grandi che si preparano nelle nostre case o negli spazi comunitari.

Ecco allora l’iniziativa Presepio Post Natale 2019:
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letterina 20191124 - L’orologio

L’orologio

Un anziano incontra un giovane che gli chiede:
- Si ricorda di me? E il vecchio gli dice di no.
Allora il giovane gli dice che è stato il suo studente. E il professore gli chiede:
- Ah sì? E che lavoro fai adesso?
Il giovane risponde: Beh, faccio l’insegnante.
- Oh, che bello come me? gli ha detto il vecchio
- Beh, sì. In realtà, sono diventato un insegnante perché mi hai ispirato ad essere come te.
L'anziano, curioso, chiede al giovane di raccontargli come mai. E il giovane gli racconta questa storia:
- Un giorno, un mio amico, anch'egli studente, è arrivato a scuola con un bellissimo orologio, nuovo e io l’ho rubato. Poco dopo, il mio amico ha notato il furto e subito si è lamentato con il nostro insegnante, che era lei. Allora, lei ha detto alla classe:
- L'orologio del vostro compagno è stato rubato durante la lezione di oggi. Chi l'ha rubato, per favore, lo restituisca. Ma io non l'ho restituito perché non volevo farlo. Poi lei hai chiuso la porta e ci ha detto a tutti di alzarci in piedi perché avrebbe controllato le nostre tasche una per una. Ma, prima, ci ha detto di chiudere gli occhi. Così abbiamo fatto e lei ha cercato tasca per tasca e, quando è arrivato da me, ha trovato l'orologio e l'ha preso.
Hai continuato a cercare nelle tasche di tutti e, quando ha finito, ha detto:
-Aprite gli occhi. Ho trovato l'orologio. Non mi ha mai detto niente e non ha mai menzionato l'episodio. Non ha mai fatto il nome di chi era stato quello che aveva rubato. Quel giorno, lei ha salvato la mia dignità per sempre. È stato il giorno più vergognoso della mia vita. Non mi hai mai detto nulla e, anche se non mi ha mai sgridato né mi ha mai chiamato per darmi una lezione morale, ho ricevuto il messaggio chiaramente. E grazie a lei ho capito che questo è quello che deve fare un vero educatore. Si ricorda di questo episodio, professore?
E il professore rispose:
-Io ricordo la situazione, l'orologio rubato, di aver cercato nelle tasche di tutti ma non ti ricordavo, perché anche io ho chiuso gli occhi mentre cercavo.
Questo è l'essenza della decenza. Se per correggere hai bisogno di umiliare, allora non sai insegnare.

Anonimo.

Dalla “cattedra” della Croce Cristo Re non umilia: salva!

 

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letterina 20191117 - E' pericoloso?

E' pericoloso?

Alle celebrazioni di Sabato e Domenica scorsi, don Gianluca e Paolo (dell’Ufficio Pellegrinaggi Diocesi di Bergamo) hanno presentato la proposta di pellegrinaggio in Terrasanta che vivremo con le nostre Comunità dal 12 al 19 febbraio 2020. In modo provocatorio don Gianluca chiudeva le sue parole con la domanda che molti fanno pensando ad una terra segnata da conflitti: ”E’ pericoloso andare in Terrasanta?” E lui rispondeva: ”Sì, è pericoloso: si può tornare convertiti”.

E allora, correndo questo “rischio” ecco il programma:
ORIO AL SERIO - TEL AVIV - NAZARETH 1° giorno
Arrivo a Tel-Aviv, sosta al Monte Carmelo.
Trasferimento in pullman in Galilea a Nazareth.

NAZARETH - MONTE TABOR - CANA 2° giorno
Visita a Nazareth; salita con taxi alla vetta del monte Tabor; sosta a Cana di Galilea per il rinnovo delle promesse matrimoniali; incontro con rappresentante della comunità cristiana locale.

LAGO DI GALILEA 3° giorno
Giornata sul Lago di Galilea.
Sosta a Magdala; monte delle Beatitudini Tabga; sosta a Cafarnao e traversata del lago con il battello.
Dopo cena S. Rosario con la comunità cristiana di Nazareth.

GERICO – QUMRAN - BETLEMME 4° giorno
Valle del Giordano.
Qasr El Yahud, rinnovo delle Promesse Battesimali.
Sosta a Gerico; visita a Qumran; deserto al Wadi el Kelt; arrivo a Betlemme.
Incontro con Istituto Effetà.

BETLEMME - GERUSALEMME 5° giorno
Visita della Basilica della Natività, chiesa di S. Caterina con le grotte di S. Giuseppe.
Sosta a Beth Shaur (campo dei pastori).
Trasferimento ad Ain Karem (Santuario di Giovanni il Battista e della Visitazione.
Sosta allo Yad Vashem, il Giardino della memoria dell’Olocausto.

GERUSALEMME 6° giorno.
Monte degli Ulivi, Betfage, edicola dell’Ascensione, Grotta del Pater Noster, chiesa del Dominus Flevit, Grotta dell’arresto, tomba di Maria e Basilica del Getsemani.
Visita della Chiesa di S. Pietro in Gallicantu.
resentazione della Gerusalemme bizantina.
Visita del Sion cristiano: il Cenacolo, il cenotafio di Davide e la Basilica della Dormizione di Maria.

GERUSALEMME 7° giorno
Visita del Muro Occidentale, la Spianata del tempio con le Moschee di Omar e El Aqsa (esterno).
Visita entro le mura della città vecchia.
Quartieri ebraico, armeno, latino.
Via Dolorosa, Basilica della Resurrezione con il Calvario e il Sepolcro.

GERUSALEMME - TEL AVIV – ORIO AL SERIO 8° giorno

QUOTA DI PARTECIPAZIONE
(min 30 partecipanti) € 1.100,00 + volo
(min 40 partecipanti) € 1.040,00 + volo
(min 50 partecipanti) € 1.000,00 + volo
SUPPLEMENTO Camera singola € 390,00
QUOTA VOLO: 250/280,00 EURO (da riconfermare alle effettiva prenotazione dei posti volo)

N.B. E’ indispensabile il passaporto individuale valido almeno 6 mesi oltre la data di termine del viaggio – La fotocopia del documento dovrà essere consegnata in agenzia entro 30 giorni dalla partenza. Il programma potrà subire variazioni per causa di forza maggiore.

ISCRIZIONI: Sono aperte in segreteria (da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 12.00) entro il 29 novembre 2019, versando la caparra di € 100.

 

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letterina 20191110 - Vanitas vanitatum

Vanitas vanitatum

Vanitas vanitatum è la traduzione di hebel hebelim, presa dal libro del Qoèlet, in italiano vanità delle vanità. L'espressione ci vuole comunicare che tutto è fragile ed esposto ad una fine rapida.
L’abbiamo vissuto anche nella “settimana dei morti”, con le riflessioni partite nel giorno dei Santi e continuate nelle messe al cimitero ma, anche, con i lutti che abbiamo vissuto nelle nostre Comunità proprio in questa settimana.
Tutto è hebel, tutto è limitato e dunque è importante cogliere da questo una lezione di profonda umiltà. Il limite però, invece di provocare una reazione di risentimento, di rabbia e violenza, ci può rendere pacifici. Come Abele, il cui nome è appunto soffio, hebel. È così che siamo chiamati a vivere dentro la storia e dentro i limiti del nostro vivere, senza maledire la vita ma accogliendola. I credenti hanno espresso questo in diversi modi e con arte. Per esempio, la figura di santa Maria Maddalena è stata protagonista di questo richiamo. E’ lei che nel giardino della risurrezione ascolta la voce del Maestro che la invia ai discepoli. Il Vescovo Francesco ce l’ha proposta come icona di questo anno pastorale 2019-2020.
Mercoledì, nella messa al cimitero, abbiamo guardato la Maddalena penitente del Caravaggio (Galleria Doria-Pamphilj 1597) figura della vanitas. Al tempo del Caravaggio, questo filone aveva avuto una ripresa significativa per opera di alcuni santi, tra i quali San Filippo Neri (1515-1595)
Dei suoi pochi scritti rimasti – poiché aveva dato alle fiamme quasi tutto - fa parte una preghiera-meditazione ripresa, in forma di canzone da Angelo Branduardi che ha fatto parte della colonna sonora del film dedicato al Neri intitolato State buoni se potete...
Ecco la preghiera:
Vanità di vanità. / Ogni cosa è vanità.
Tutto il Mondo, e ciò che ha / Ogni cosa è vanità.
Se del mondo i favor suoi / T’alzeran fin dove vuoi.
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se regnassi ben mill’anni / Sano, lieto, senz’affanni.
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi d’ogn’intorno / Mille servi, notte e giorno,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi più soldati / Che non ebbe Serse armati,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità
Se tu avessi ogni linguaggio, / E tenuto fossi saggio,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se starai con tutti gli agi, / Nelle Ville, e ne’ Palagi,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
E se in feste, giuochi e canti / Passi i giorni tutti quanti,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Sazia pur tutte tue voglie / Sano, allegro e senza doglie,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Dunque a Dio rivolgi il cuore, / Dona a lui tutto il tuo amore,
Questo mai non mancherà, / Tutto il resto è vanità.
Se godessi a tuo volere / Ogni brama, ogni piacere,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se tu avessi ogni tesoro / Di ricchezze, argento ed oro.
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se vivessi in questo mondo / Sempre lieto, ognor giocondo,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se lontan da pene e doglie / Sfogherai tutte tue voglie,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Se qua giù starà il tuo cuore / Giubilando a tutte l’ore,
Alla morte, che sarà? / Ogni cosa è vanità.
Dunque frena le tue voglie, / Corri a Dio, che ognor t’accoglie,
Questo mai non mancherà. / Tutto il resto è vanità.

Può essere bello ascoltare la canzone di Branduardi: Vanità di vanità

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