letterina 20131005

Anche a Palazzago

Anche a Palazzago si fuma. Anche a Palazzago ci si fa le canne.
Anche a Palazzago ci sono ragazzi che fumano e si spinellano. E non solo.
Immediatamente uno potrebbe dire: fuori  i nomi!
No, questo non è lo stile (veniamo da due settimane in cui troppe cose sono state dette troppo in fretta e con un vizio di partenza, l’anonimato).
Ma qualcosa si può tirar fuori.
Ad esempio il desiderio di informarsi, di sapere, di capire, di confrontarsi, di uscire allo scoperto, di giocare alcune carte.
Dal momento che si cerca di essere attenti alla realtà in cui si vive e si cerca anche di fornire delle possibili piste di aiuto (cioè non bla -bla e basta, sulle piazze, virtuali o reali), abbiamo pensato, per la quarta edizione dell’itinerario per genitori di terza media e adolescenti, di invitare don Chino Pezzoli, fondatore della Comunità di recupero “Promozione Umana”.
Don Chino indica così le fasi: “la scoperta e il piacere; scegliere lei (la droga) ai tuoi cari e infine la solitudine. A questo punto puoi renderti conto dell’errore e farti forza per ricominciare a vivere una vita reale, oppure ti arrendi definitivamente a lei, aspettando la fine.”
“In effetti la Comunità non è le quattro mura, ma i ragazzi che vivono e passano giornate intere, condividendo successi e delusioni.”

Il percorso sarà così articolato nei martedì di ottobre, alle ore 20.30:
*8 ottobre 2013: Il consumismo del divertimento. La cultura della droga.
don Chino e don Mario (Teatro Palazzago)
*15 ottobre: L’arte del prevenire il disagio e la devianza.
Don Chino e don Mario (Oratorio Gromlongo)
*22 ottobre: Comunità e esperienza di vita. L’aiuto è possibile.
Claudio e Cinzia (ex ed educatori) (Oratorio Barzana)
*29 ottobre, rivolto ai ragazzi, guidati da Claudio e Cinzia (TeatroPalazzago).

E ricordiamo che chi dice: “i miei figli, mai!” li ha già pieni di problemi...

 

 

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“Il mio aiuto per fare casa…”


 

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Incontri Genitori Ado e 3a media

 

Vicariato: Catechisti

Commedia Dialettale

 

Serata Chierichetti

 

 

 

letterina 20130928

La parabola dell'intervista al papa

E alcune delle sue parole caddero sui media.

Ascoltate! Un Papa uscì per dare un'intervista. E appena ebbe parla to, alcune delle sue parole caddero sui media, e quegli uccelli le divorarono prima ancora che potessero essere ascoltate. Altre sue parole caddero su quanti non capirono il loro contesto. Ricevettero il suo messaggio con gioia, ma appena capitò loro di comprendere quanto sarebbe stato difficile vivere quelle parole il loro entusiasmo si seccò come delle piantine nell'arsura. Alcune delle sue parole caddero in mezzo a gente stravagante che credeva che queste parole contraddicessero tutto ciò per cui avevano lavorato, e questa stravaganza nei loro cuori soffocò il messaggio, così essi dissero "Non c'è nessun frutto qui per noi". E alcune delle sue parole caddero come pioggia buona sugli appezzamenti di terreno fertile che altri avevano ridotto a semplice polvere. Il suo messaggio cadde come un balsamo risanatore nei cuori, nelle menti e nei corpi di persone che si erano abituate ad andare in giro zoppicando. Nell'intimo di alcune persone le parole del Papa esplosero come delle pigne in un fuoco nel bosco, tirando fuori nuova vita dalla sterilità. Il seme dell'intervista del Papa crebbe e portò frutto dando il trenta, il sessanta o il cento.

Gesù spiegò nel dettaglio ai suoi confusi apostoli il senso della parabola su cui questo racconto è basato e i molti rischi che esistono nella proclamazione del Vangelo di fronte al mondo. Da nessuna parte, però, quella spiegazione include la frase «Il seminatore avrebbe dovuto tenere per sé il seme». Lasciamo che chi ha orecchie ascolti.
E rendiamo grazie 

Joanne McPortland 

 

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Festa Madonna del Rosario

 

Incontri Genitori Ado e 3a media

letterina 20130921

Se una bambina ci insegna

"Cari amici, non so da dove iniziare il mio discorso. Ma prima di tutto vorrei ringraziare Dio, che ci ha fatto tutti uguali. Oggi è il giorno di ogni donna, di ogni ragazzo e di ogni ragazza che ha alzato la voce per i propri diritti. Il 9 ottobre del 2012 i talebani mi hanno sparato alla tempia sinistra; hanno sparato anche alle mie amiche. Pensavano che i proiettili potessero zittirci. Ma hanno fallito. Da quel silenzio si sono alzate migliaia di voci. I terroristi pensavano di poter cambiare le nostre intenzioni, di poter frenare le nostre ambizioni, ma nulla è cambiato nella mia vita, eccetto una cosa: la debolezza, la paura e la disperazione sono morte. Al loro posto sono nati la forza, l’energia, il coraggio.
Non odio i talebani che mi hanno sparato, nemmeno se me li trovassi davanti con un fucile. Questa è la pietà che ho imparato dal profeta Maometto, da Gesù Cristo e da Buddha. Questo è il pensiero del cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King, Nelson Mandela e Muhammad Ali. Questa è la filosofia della non violenza che ho imparato da Gandhi e da Madre Teresa . E questo è il perdono che mi hanno insegnato i miei genitori.

Care sorelle e cari fratelli,
riconosciamo l’importanza della luce quando vediamo il buio.

Riconosciamo l’importanza della nostra voce quando ci mettono a tacere.

Così noi abbiamo riconosciuto l’importanza delle penne e dei libri quando abbiamo visto i fucili … Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne.

Il potere dell’istruzione li spaventa. Hanno paura delle donne e del potere della loro voce. Le nostre parole possono cambiare il mondo. E allora impegniamoci nella lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo, e prendiamo in mano le nostre penne e i nostri libri. Sono molto più potenti delle armi.
Questo breve discorso è stato pronunciato all’Onu da Malala Yousafzai, il giorno del suo 16.mo compleanno: la ragazza pakistana divenuta “simbolo” del diritto allo studio, dopo essere stata ferita e sfigurata in un attentato dei talebani, gli “studenti coranici” che non sopportano che le ragazze vadano a scuola. Dopo gli interventi chirurgici a Birmingham in Gran Bretagna, la ricordiamo mentre, con la manina alzata e il volto sorridente di riconoscenza, saluta i medici e le infermiere che hanno cercato di curarla"

p. Marcello Storgato

 

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Festa Madonna del Rosario

 

Incontri Genitori Ado e 3a media

letterina 20130914

Dedica di un padre al figlio

Dopo l’affondo  “Toilette” (di due settimane fa) un papà mi ha girato questo scritto:
Se un giorno mi vedrai vecchio, se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi... abbi pazienza. Ricordati il tempo che ho trascorso ad insegnartelo. 
Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose…non mi interrompere………ascoltami. Quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi.  
Quando non voglio lavarmi, non biasimarmi e non farmi vergognare……ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno.
Quando vedi la mia ignoranza delle nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorriso ironico: ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’ABC.
Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso… dammi il tempo necessario per ricordare e se non riesco non ti innervosire …la cosa più importante non è quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti lì che mi ascolti.
Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo, non trattarmi come se fossi un peso. Vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi.  
Quando dico che vorrei essere morto…….. non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive.
Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te e che ho tentato di spianarti la strada

Dammi un po’ del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa, allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te.

Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza, in cambio io ti darò un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te.

 

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Stare Restrare Destare

Mostra Maria di Nazareth

letterina 20130907

H.23: Briefing

Giungiamo al termine della festa di comunità, un appuntamento di fine estate che abbiamo messo in cantiere da 4 anni. Ogni sera di festa, verso le h. 23.00, ci incontriamo sempre con i diversi referenti. E’ un momento di verifica della serata, di programmazione, anche di riflessione a partire da ciò che è successo. Allora si parla della partecipazione e delle previsioni del tempo, si vedono gli inghippi da risolvere, ci si confronta sulle soluzioni, si fa il programma, si danno i soldi per le spese e si fanno i conti alla luce... della luna. E’ inutile dire che i referenti si sono creati i loro quadernetti custoditi gelosamente per confrontare i diversi anni.  Normalmente è anche un momento simpatico, atteso per un sorriso condiviso, ma c’è anche qualche punta di rammarico e “tristezza”.

Ad esempio si sa che qualcuno si lamenta sempre (forse non si vuole ancora bene e allora scarica sugli altri); c’è chi cerca di fregare sul numero delle pizze che devono arrivare al proprio tavolo (poi, sparecchiando ne risulta una in più); c’è chi fa il furbo con i biglietti della ruota degli altri giorni (così per il primo premio ci sono due vincitori); c’è chi non ha letto i cartelli con scritto che alla cassa bisogna dare il codice del tavolo e riempie di improperi gli organizzatori (dicendo siete buoni a nulla, siete mal organizzati...); c’è chi si lamenta per il microfono che spara troppo alto (e come la mettiamo con tutte le feste locali e del circondario che sparano tutta sera numeri a raffica per i piatti pronti, accavallandosi ai numeri della tombola?); c’è chi si lamenta per la carne fredda (partita 13 secondi prima bollente dalla cucina) e chi per l’attesa troppo lunga (in feste con metà persone della nostra ho aspettato un’ora e un quarto un fritto misto e un’ora e dieci una pizza). Insomma, una lunga teoria che, certo, in percentuale è poca cosa e che si bilancia poi con i complimenti ed il grazie di molti altri.

Ma tutto questo per dire una cosa molto semplice: uno è nella festa come è nella vita.

Se uno è abituato a lamentarsi di tutto, lo farà anche sotto la tensostruttura; se uno è abituato a fare il furbo, lo farà anche alla festa di comunità; se uno è grossolano, lo sarà anche intorno ad un tavolo (questo non toglie il sacrosanto diritto di far presente ciò che non va).  

Perché invece non sottolineare tutto il lavoro che viene fatto gratuitamente da più persone per la collettività? 

Perché non essere contenti di vedere tanti adolescenti, giovani e genitori collaborare con la loro brava maglietta di riconoscimento? 

Perché non rendersi conto che anche queste proposte creano movimento e vita in una realtà che rischia di spegnersi?  

Ai posteri l’ardua sentenza …….

 

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Festa di Comunità 2013

Stare Restrare Destare

Mostra Maria di Nazareth

letterina 20130831

Toilette. Sì, toilette...

Ogni atto veramente ospitale “mette in comune” toilette, tavola e talamo.
Si indicano i servizi, il luogo del pasto e la camera del riposo. Su queste soglie la nostra sapienza spirituale si acuisce o si ottunde. Avevamo già visto le prime due “T” :Tavola, ovvero della comunione di pasto e di comunicazione e Talamo, ovvero della comunione d’amore e di sonno. Ora la terza: Toilette, ovvero della comunione nella “non autosufficienza”.
“Nel mezzo di cammin di nostra vita” nessuno pensa alla toilette come luogo di comunione, mentre agli inizi e alla fine dipendiamo tutti dagli altri per la nostra toilette. Se l’uomo adulto, maturo, autosufficiente, sente come “diritto irrinunciabile” quello di “visitare da solo la stanza da bagno senza bisogno di essere accompagnato” (I. Montanelli), e anzi afferma “in bagno” la condizione di clausura per sé e di scomunica per ogni altro, tutti i bambini con meno di 2-3 anni, e ogni persona giunta in età molto avanzata, hanno bisogno delle “cure altrui”, risultano “non autosufficienti”.
Nell’esperienza comune separatezza, esclusione dell’altro e autosufficienza trionfano, non senza giusti motivi. Ma questo ottimo, quando si corrompe, diventa pessimo. Perché può cancellare, inavvertitamente, la memoria e la profezia di “non-autosufficienza” da cui veniamo e verso cui andiamo e che, soprattutto, abbiamo “in comune”. I bimbi prima dei 2-3 anni e i molto anziani, oltre che diverse categorie di ammalati, vivono strutturalmente questa “comunione nella pulizia di sè”. D’altra parte bisogna sempre costatare con una certa sorpresa la confusione tra tavola, talamo e toilette, che è la festa dei neonati. Certo, per gli adulti questa confusione è un poco meno festiva, ma la contagiosa esigenza di questi piccoli mette facilmente a posto ogni eventuale disagio o ogni piccolo e compressivo disappunto.
Durante un pasto, un bambino si addormenta e si scopre bisognoso di “essere cambiato”. Anche il molto anziano confonde tavola, talamo e toilette...Dunque, queste tre stanze - tavola, talamo, ma anche toilette - ci parlano della originaria vocazione comunitaria dell’uomo.
Ci abbiamo mai pensato?

 

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Festa di Comunità 2013

Stare Restrare Destare

Mostra Maria di Nazareth