letterina 20190120

Vocazione: solo un caso?

La Giornata del Seminario con la testimonianza di alcuni seminaristi, si inserisce nel cammino pastorale “Uno sguardo che genera” e nell’orizzonte tracciato dal recente Sinodo dei Giovani.

Dal secondo capitolo del Documento finale, estrapoliamo i seguenti passaggi:
Parlare dell’esistenza umana in termini vocazionali consente di evidenziare alcuni elementi che sono molto importanti per la crescita di un giovane: significa escludere che essa sia determinata dal destino o frutto del caso, come anche che sia un bene privato da gestire in proprio. Se nel primo caso non c’è vocazione perché non c’è il riconoscimento di una destinazione degna dell’esistenza, nel secondo un essere umano pensato “senza legami” diventa “senza vocazione”. Per questo è importante creare le condizioni perché in tutte le comunità cristiane, a partire dalla coscienza battesimale dei loro membri, si sviluppi una vera e propria cultura vocazionale e un costante impegno di preghiera per le vocazioni.
81. Tanti giovani sono affascinati dalla figura di Gesù. La sua vita appare loro buona e bella, perchè povera e semplice, fatta di amicizie sincere e profonde, spesa per i fratelli con generosità, mai chiusa verso nessuno, ma sempre disponibile al dono. La vita di Gesù rimane anche oggi profondamente attrattiva e ispirante; essa è per tutti i giovani una provocazione che interpella. La Chiesa sa che ciò è dovuto al fatto che Gesù ha un legame profondo con ogni essere umano perché «Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione» (cfr. Gaudium et spes , n. 22).
82. Di fatto Gesù non solo ha affascinato con la sua vita, ma ha anche chiamato esplicitamente alla fede. Egli ha incontrato uomini e donne che hanno riconosciuto nei suoi gesti e nelle sue parole il modo giusto di parlare di Dio e di rapportarsi con Lui, accedendo a quella fede che porta alla salvezza: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!» (Lc 8,48). Altri che l’hanno incontrato sono stati invece chiamati a divenire suoi discepoli e testimoni. Egli non ha nascosto a chi vuol essere suo discepolo l’esigenza di prendere la propria croce ogni giorno e di seguirlo in un cammino pasquale di morte e di risurrezione. La fede testimoniale continua a vivere nella Chiesa, segno e strumento di salvezza per tutti i popoli. L’appartenenza alla comunità di Gesù ha sempre conosciuto diverse forme di sequela. La gran parte dei discepoli ha vissuto la fede nelle condizioni ordinarie della vita quotidiana; altri invece, comprese alcune figure femminili, hanno condiviso l’esistenza itinerante e profetica del Maestro (cfr. Lc 8,1-3); fin dall’inizio gli apostoli hanno avuto un ruolo particolare nella comunità e sono stati da lui associati al suo ministero di guida e di predicazione.

 

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letterina 20190113

Ascoltare è ascoltarsi

Siamo ancora all’inizio del nuovo anno.
Mi piacerebbe che il tempo che ci viene dato fosse caratterizzato dall’ascolto.
Sappiamo bene che ascoltare è dimensione irrinunciabile della fede come della vita in se stessa. E non basta avere le orecchie pulite, libere o facilitate da un apparecchio acustico. Ascolto è attenzione, sensibilità, contemplazione, disponibilità, profondità, cuore... Non a caso il pio ebreo scandisce i tempi della giornata con lo Shemà Israel: "Ascolta Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è Uno".
Certo, ci sono quelli che non hanno voglia di ascoltare, quelli che fanno finta di ascoltare, quelli che dicono di non averne bisogno, quelli che ascoltano ma capiscono a modo loro, quelli che non ascoltano perché ribelli o perché indifferenti.
Ma il proposito di ascoltare potrebbe partire anche da qualcosa di molto semplice quando ci ritroviamo per l’assemblea eucaristica. Mi spiego. Non raramente capita di avere velocità diverse nelle “risposte” alla messa, nelle preghiere, nei salmi, come nel Gloria e nel Credo. Questo perché? Perché non ci si ascolta.
Uno parte senza sentirsi dentro un “noi” che prega, canta e partecipa. Quando uno prega da solo assume i tempi che lo caratterizzano, ma quando si prega o canta insieme deve imparare a porre attenzione agli altri. Quindi, se uno è abituato a dire il Padre Nostro tutto d’un fiato (come quando bisogna far passare il singhiozzo senza respirare), se lo recita con gli altri, dovrà rallentare un po’; se uno è abituato alle code e agli strascichi, dovrà metterci un po’ più di lena e accelerare. Non esagero: a volte nelle messe ci sono almeno 5/6 velocità. Coloro poi che con il microfono guidano alcuni passaggi della liturgia, dovrebbero ascoltare più degli altri. E anche questo non sempre succede.
Ascoltare e ascoltarsi.
Ascoltare è ascoltarsi.
Capiamo bene che non è solo questione di forma, ma capacità di sintonizzare i cuori e quindi le voci in ciò che si dice, legge o canta.
Ci dobbiamo esercitare di più, a maggior ragione se pensiamo che il volto delle nostre assemblee è composito (pensiamo alle diverse età) e fluido (le persone non sono sempre le stesse).
Ascoltarci. E non solo nelle messe: ecco il buon proposito d’inizio anno.

 

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letterina 20190106

Mirra non prevista...

L’epifania evangelica è riscrittura di profezie, inutile e ridicolo tentare di individuare il tragitto dei magi o di dare nome alle comete: l’unica scienza in grado di decifrare la pagina evangelica è quella del simbolo.
Ci vuole coraggio, perché simbolicamente questa pagina parla di noi. E di quanto sia difficile lasciare che altri risveglino bellezza da dentro le nostre vite. Vite chiuse a Gerusalemme. Il potere o il sapere o la religione usate come alibi e come scudo.
Abbiamo così paura di soffrire che ci siamo rinchiusi dietro mura altissime. Mura così alte che nascondono le stelle e spengono le comete. Mura così alte da lasciare in noi solo nebbia e tenebre. E chiudiamo gli occhi.
La pagina evangelica è una grande parabola per descrivere la città fortificata in cui ci siamo rinchiusi. Arrivano i magi, ascoltando Isaia, vanno a Gerusalemme, vanno dalla donna affascinante, bellissima e addormentata. Vanno per svegliarla, vanno per condividere la luce, hanno seguito la luce e sono arrivati: ricchi, stranieri di ritorno, cammelli, oro, incenso... c’è tutto. Ma la luce si spegne.
La pagina evangelica inserisce variazioni. A Gerusalemme c’è una forza capace di spegnere la luce, si chiama potere, è arrogante e non si innamora di nessuno perché è sedotto solo da se stesso. Serve un’altra profezia: cercano i magi, si fanno aiutare dai sapienti di palazzo (non basta sapere se non si è liberi!) e correggono la profezia: Betlemme. La cometa si accende, una luce ha squarciato le tenebre, lo sanno bene i pastori, è la luce di un bambino, profezia definitiva. Il nuovo profeta è più di un profeta, è lui la luce che viene nel mondo. A lui arrivano i cammelli, e poi oro e incenso e... mirra.
La profezia non si ripete uguale a se stessa, la mirra non era prevista, è profumo degli innamorati del Cantico ed è olio per i cadaveri.
La profezia si fa misteriosa. Solo alla fine si comprenderà di come l’amore risorge perfino i cadaveri. Per ora stiamo a Betlemme. Poi sarà il tempo di seguire questa luce nata fuori dal potere per smascherare e condannare il potere, questa luce che tenterà di entrare in Gerusalemme per risvegliare la città bella e addormentata, questa luce che sarà spinta fuori.
Seguiremo la luce fin dentro Gerusalemme e poi ancora fuori, esiliato come esule tra gli esuli tra le tenebre e la nebbia del Calvario. Ma da quel monte la nuova Gerusalemme, come fiaccola accesa sul monte, come ogni corpo donato per amore, brillerà e attirerà tutti a sé. E si comprenderà la luce nel sepolcro: finalmente epifania.

don Alessandro Dehò

 

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Ecco l’iniziativa Presepio Post Natale 2018:

Scatta con instagram alcune fotografie al tuo presepio o a quello di amici e familiari e condividile con #PalaPresepio2018. Le potrai così vedere anche qui sotto la bacheca di comunitá

Il 6 gennaio, dopo la messa delle 10.30, saranno anche proiettate e premiate, insieme a quelle dei presepi mobili portati in chiesa.

letterina 2018130

Le notti bianche dell’asino e del bue

Nella riflessione del giorno di Natale ho proposto di continuare a mettere nel presepe, insieme a quelle date ai ragazzi in Avvento, altre due statue: quella dell’asino e del bue.
Ho trovato su santalessandro.org, il sito on-line della Diocesi, questo dialogo che ben s’accorda con il nostro percorso. Eccolo:

 

-Insomma! Non se ne può più-.

-Ma è così carino-.

–Carino dici? Spero tu stia scherzando. Sono ore che se ne sta lì a far baccano, e tu dici che è carino? Un soprammobile di cristallo di Boemia è carino. O uno scrittoio vittoriano in mogano. Quel foulard in cashmere che avevamo visto in Galilea, quello sì che era carino-.

-Le uniche cose che ricordo della Galilea sono le vesciche. Un sole che bruciava la sabbia-

-Sì ma pure quello era più piacevole di questo fracasso. Mi ero appena addormentato ed ecco che arriva l’ennesimo casinaro. Ma io ti avverto, da ora in poi a ogni cagatina di mosca scrivo una lettera a chi di dovere. Mi faccio sentire, io. Altrimenti finisce come tutte le altre volte, che si sta zitti, si fa finta di niente mentre gli altri si fanno i loro porci comodi, e si passa per fessi. Anzi, sai che faccio? Inizio subito, prendo un bel foglio... Alla cortese attenzione dell’amministratore di condominio, virgola, con la presente mi preme segnalare una situazione incresciosa che si è venuta a verificare... anzi, mi duole evidenziare la mancanza di rispetto verso... anzi, intendo protestare vigorosamente per... Diamine si può avere un po’ di silenzio? C’è gente che sta cercando di concentrarsi-.

-Stai calmo...-

-Calmo? Io sono calmo. Calmissimo, direi. Sono rilassato, mi sento un pascià. Guarda, non mi trema neanche la penna-

-Ti ricordi quel corso di yoga che ti avevo regalato l’altr’anno per Natale?-

-Certo. Lo ricordo. Alla fine l’insegnante aveva insistito per vendermi un manuale sulla gestione della rabbia. Diceva che mi avrebbe aiutato. Non ti dico che fatica ho fatto a fargli capire che io non mi arrabbio mai. Mai, gli dicevo. E quello mi metteva il libro in mano. Avrei fatto prima a stampargli un biglietto e a infilarglielo nel cervello dall’orecchio-.

-Ecco, pensa di essere a quel corso e tira un respiro profondo-

-Lo farei, ma non senti la puzza? Siamo a metri di distanza e arriva fino a qui. Proprio adesso che mi è passata l’allergia. Per mesi non ho sentito niente e ora è tutto un miasma. Sono rassegnato, tra il chiasso e l’odore non chiuderò occhio.-

-Shhh, zitto che s’è addormentato-

-Zitto a me, che sono stato in silenzio fino a ora. E poi guardalo, guardalo se non si muove. Non fanno a tempo a metterlo giù che si drizza. Sembra un branzino appena slamato. Se ne sta fermo un secondo e poi sguizza via-.

-A me sta simpatico. C’ha un sorrisetto sincero. E non è puzza, sa di genuina innocenza-.

-Se farsela addosso la chiami innocenza allora mi dichiaro colpevole, vostro onore. Non ci vuole tutto questo genio ad alzare la mano una volta ogni tanto e chiedere dove sta la toilette. Ecco, guarda, ci risiamo. Piange di nuovo. E poi non voglio sembrare conformista ma quei due più grossi, non ti sembrano lestofanti? C’hanno due occhi...-

-Per me sono stremati-

-E di cosa? Di far niente? Sono entrati così, senza chiedere. Si sono messi comodi, ci hanno rubato la paglia. Ci fosse stata mia madre ne avrebbero sentite quattro. Questa casa non è un albergo, me lo ripeteva ogni giorno che tornavo tardi. Mi sbatteva la porta in faccia e non c’era verso di farle cambiare idea. O mi arrampicavo dalla canale, o dormivo fuori. Io comunque non li avrei fatti entrare. Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. E di questi tempi si sa, non ci si può fidare di nessuno. Offri un dito e ti prendono la mano. Dovremmo badare ai nostri interessi per primi. Ma tu come al solito non sai direi di no. Finirai sotto terra dicendo di sì. Sei troppo buono, sei... sei un asino...-

-A dire la verità sono il bue-

-Ecco, per l’appunto...-

 

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Ecco l’iniziativa Presepio Post Natale 2018:

Scatta con instagram alcune fotografie al tuo presepio o a quello di amici e familiari e condividile con #PalaPresepio2018. Le potrai così vedere anche qui sotto la bacheca di comunitá

Il 6 gennaio, dopo la messa delle 10.30, saranno anche proiettate e premiate, insieme a quelle dei presepi mobili portati in chiesa.

letterina 2018122

Miracoli del Natale

Non posso arrivare a questo Natale senza condividere ciò che abbiamo vissuto sabato sera con un gruppo di adolescenti e giovani nel cosiddetto ritiro di Natale. Abbiamo iniziato nel salone della casa di Comunità con tre video a commento delle domande di folle, pubblicani e soldati a Giovanni Battista: ”Che cosa dobbiamo fare?” Appunto che cosa fare per il Natale?
Poi il viaggio in macchina, guidati da alcune domande-provocazione fino a Bergamo, al Patronato San Vincenzo, dove abbiamo portato diverse scatole di viveri raccolti a San Martino. Qui abbiamo cenato nella sala che si stava svuotando dei 400 che ogni giorno trovano da mangiare. Don Davide, il Direttore, ci ha affidato alcune parole sulla realtà del Patronato e guidati in alcuni spazi della struttura, di cui l’ultimo è un salone predisposto con 45 letti a castello.
Dal Patronato siamo saliti in Città Alta, prendendo come riferimento il Seminarino, l’Oratorio di Città Alta. A piccoli gruppi e con il desiderio di guardarci in giro per vedere come la gente si prepara al Natale, siamo finiti, uno dopo l’altro, nella chiesa del Carmine, davanti al Santissimo esposto per l’adorazione.
Alcuni giovani, in giro per Città Alta, segnalavano l’iniziativa dando un foglietto e invitando ad entrare. Ci siamo lasciati interpellare. A dire il vero l’avevamo pensata proprio così con i loro animatori, sapendo dell’iniziativa della Luce nella notte, portata avanti dall’Azione Cattolica.
Io mi sono messo in un angolo, in ginocchio, dicendomi: un minuto di preghiera per ognuno di questi ragazzi e giovani, preventivandone almeno 20.
Sono rimasto più di un’ora, vedendo anche loro inginocchiati davanti all’Eucarestia messa sull’altare, tra le statue di Maria e Giuseppe, accendere e deporre il lumino e il cartoncino con la preghiera. Alla fine, ritornati al Seminarino, con la fetta di panettone li ho ringraziati perché in quel sabato freddissimo hanno riscaldato la mia fede. Miracoli del Natale? Ce ne vorrebbero ...
E grazie anche a coloro che, nelle diverse ore della giornata, hanno vissuto il “Venite Adoremus” nella nostra Parrocchia, con l’ora di adorazione quotidiana. Non c’era l’atmosfera di Città Alta ma lo stesso Signore sì. Ed è quello che è nel cuore del Natale.

Auguri don Giuseppe, insieme a don Roberto, don Paolo,
don Giampaolo e Padre Agostino.

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Ecco l’iniziativa Presepio Post Natale 2018:

Scatta con instagram alcune fotografie al tuo presepio o a quello di amici e familiari e condividile con #PalaPresepio2018. Le potrai così vedere anche qui sotto la bacheca di comunitá

Il 6 gennaio, dopo la messa delle 10.30, saranno anche proiettate e premiate, insieme a quelle dei presepi mobili portati in chiesa.

letterina 20181216

Ma non è ancora Natale!

Là dove troviamo presepi che, non ancora Natale, hanno già la statua di Gesù Bambino (come all’ingresso della Casa di Comunità), il minimo che diciamo è: ”Ma non è ancora nato!”, oppure: ”non è ancora arrivato il 25 dicembre!” Se poi ci sono già i Magi (come nel presepio in chiesa parrocchiale) apriticielo!
Ma è proprio vero che Gesù nasce ogni anno?
Inoltre, un presepio ha senso senza il Bambino? Penso proprio di no.
Gesù è nato 2000 anni fa e non nasce più. Semmai, mentre ci avviciniamo al Natale e sentiamo frasi tipo “lasciar nascere il Signore nel nostro cuore” e utilizziamo espressioni come nascita, venire alla luce, mettere al mondo... è più utile riflettere proprio su questo.
Seguite questi passaggi di una riflessione di Maria Zambrano (filosofa e saggista spagnola)

“L'animale nasce una volta per tutte, l'uomo invece non è mai nato del tutto, deve affrontare la fatica di generarsi di nuovo o sperare di essere generato. La speranza è fame di nascere del tutto, di portare a compimento ciò che portiamo dentro di noi solo in modo abbozzato. In questo senso la speranza è la sostanza della nostra vita, il suo fondo ultimo; grazie ad essa siamo figli dei nostri sogni, di ciò che non vediamo e non possiamo verificare. Affidiamo cosi il compimento della nostra vita a un qualcosa che non è ancora, a un'incertezza. Per questo abbiamo tempo, siamo nel tempo: se fossimo già formati del tutto, se fossimo già nati interamente e completamente, non avrebbe senso consumarci in esso. La speranza dà alla vita umana un carattere angoscioso, le trasmette la sua ansia sempre insoddisfatta, il suo sforzo illimitato, dato che nessuna fatica sufficiente per colmare questa speranza che geme: 'Perché sappiamo che tutte le creature gemono all'unisono e sono gravide ancora adesso', dice san Paolo.
L'uomo ha una nascita incompleta e per questo non si è mai adattato a vivere naturalmente e ha avuto bisogno di qualcosa di più: religione, filosofia, arte o scienza. Non è nato né cresciuto interamente per questo mondo perché non s'incastra perfettamente in esso, e sembra che niente sia predisposto per lui; la sua nascita è incompleta e così il mondo che lo aspetta. Deve dunque finire di nascere interamente e crearsi il proprio mondo, il proprio posto, il proprio luogo, deve incessantemente partorire se stesso e la realtà che lo ospita.”

E se il Natale di Gesù fosse per far nascere continuamente noi?
Davvero la statua del Bambino dobbiamo metterla subito!

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