letterina 20100502

L'affondo

 Maggio e Maria

 Arriva il mese di maggio, tradizionalmente  dedicato a Maria e alla preghiera del rosario e intenso di appuntamenti: Prima Comunione, Cresima, Giornate Eucaristiche (27-30 maggio), ordinazione e festa al prete novello don Francesco, celebrazioni nelle diverse zone del paese e Palio delle Contrade.
La bella stagione che si apre potrebbe invogliare ad evadere, a lasciar correre, a desistere dalle proposte. Ecco perché non solo invitiamo a non demordere, ma addirittura ad alzare il tiro.
Ai ragazzi viene dato un libretto per tutto il mese, con l’invito a pregare ogni giorno una decina del rosario, secondo lo schema riportato e coinvolgendo anche i familiari; la conchiglia-il segno dell’anno pastorale– diventa un braciere in cui accendere la fiammella  del lumino durante la decina.
Alle celebrazioni della sera, il lunedì e il mercoledì, ore 20.00, invitiamo a turno i gruppi della catechesi dei ragazzi con catechisti e genitori, per creare intorno all’Eucarestia celebrata tra le case, legami di comunità.

Di seguito troviamo il calendario, i luoghi e i gruppi (fermo restando che l’invito è sempre per tutti).

Mercoledì 05 maggio alla Longa (5 elem)
Lunedì 10 maggio al Golf (3 elem)
Mercoledì 12 maggio al Cimitero (4 elem)
Lunedì 17 maggio Precornelli (casa Accardi) (2 media)
Mercoledì 19 maggio Campo delle rane (1 media)
Lunedì 24 maggio alla Casella (1 elem)
Mercoledì 26 maggio a Salvano (2 elem)
Lunedì 31 maggio a Brocchione: conclusione mese di maggio e ringraziamento per l’anno catechistico (tutti i gruppi).
 
  

 

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letterina 20100425

L'affondo

 La testimonianza suscita vocazioni
 

Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, cari fratelli e sorelle!
La 47a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, mi offre l'opportunità di proporre alla vostra riflessione un tema che ben si intona con l'Anno Sacerdotale: La testimonianza suscita vocazioni...Per questa ragione desidero richiamare tre aspetti della vita del presbitero, che mi sembrano essenziali per un'efficace testimonianza sacerdotale.
Elemento fondamentale e riconoscibile di ogni vocazione al sacerdozio e alla consacrazione è l'amicizia con Cristo. Gesù viveva in costante unione con il Padre, ed è questo che suscitava nei discepoli il desiderio di vivere la stessa esperienza, imparando da Lui la comunione e il dialogo incessante con Dio...Altro aspetto della consacrazione sacerdotale e della vita religiosa è il dono totale di sé a Dio. Scrive l'apostolo Giovanni: "In questo abbiamo conosciuto l'amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli" (1 Gv 3,16). Con queste parole, egli invita i discepoli ad entrare nella stessa logica di Gesù che, in tutta la sua esistenza, ha compiuto la volontà del Padre fino al dono supremo di sé sulla croce...Infine, un terzo aspetto è il vivere la comunione. Gesù ha indicato come segno distintivo di chi vuol essere suo discepolo la profonda comunione nell'amore: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35). In modo particolare, il sacerdote dev'essere uomo di comunione, aperto a tutti, capace di far camminare unito l'intero gregge che la bontà del Signore gli ha affidato, aiutando a superare divisioni, a ricucire strappi, ad appianare contrasti e incomprensioni, a perdonare le offese... 

 BENEDICTUS PP. XVI  

 

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letterina 20100418

L'affondo

 A di Amare

Non basta dire:"Quelli erano altri tempi, oggi sarebbe più difficile farlo".
Perché in tutti i tempi l’amore deve vincere il sospetto, sempre bisogna accettare il rischio e fidarsi, uscire quando le ragioni per stare chiusi dentro sembrerebbero essere più serie e gravi. Altrimenti la vita lentamente ma inesorabilmente si trasforma in lutto, la casa diventa una tana e la strada un vicolo cieco. Infatti , l’amore che noi ci mettiamo non è tanto un regalo fatto all’altro, quanto un dono offerto a noi stessi per scommettere su un "più" di vita, per rilanciare la posta in gioco dell’esistenza.  
L’amore è un’apertura di credito verso la nostra contabilità che diversamente resterebbe fatta di quattro conti con i quali non ti compreresti niente.  
Non ragionare, ama!  
E quella  stessa vita che ti sembrava arida e desolata ti tornerà in grazia.  
Ama e troverai quello che cerchi.

Lucio Coco: Piccolo lessico della modernità

 

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letterina 20100411

L'affondo

 Ciò che salva è la relazione

Mi ha sempre colpito un aspetto della cultura ebraica, così come la narrazione biblica ce la rappresenta. Ed è il suo aspetto peculiare, che la differenzia, per esempio, dalla cultura greca, così fortemente connotata da grandi sistemi di pensiero, si potrebbe dire da grandi manuali di risposte. Nella cultura ebraica non esistono risposte, esiste una storia, la narrazione di una storia, che ti lascia a volte a bocca aperta, perché non c’è mai terreno sicuro sotto i piedi, non si sa dove si va a finire, ci sono più domande che sicurezze. Uno dei personaggi che più ne interpreta lo spirito è Abramo: lui parte e non sa per dove e non sa se ci arriverà mai. E difatti non ci arriva, ma non è importante. La sua vita e la sua grandezza staranno infatti tutte in quel suo partire e cercare, nel suo interrogarsi ed interrogare. Non è che la cultura greca non abbia prodotto storia, ma è un’altra storia, un altro tipo di vita e di rapporti. C’è una bellezza statica, cha sa a volte di appagamento, c’è la solitudine dell’uomo di fronte al proprio destino. Il racconto biblico appare sconcertante, se lo leggi non come libro religioso, ma come chiave di vita per l’essere umano. Non ci sono risposte compiute e spiegazioni, o meglio ... poi una risposta appare ed arriva chiara, anche se non sembra tale. E la risposta è: un’alleanza, dice la Bibbia, un rapporto, un’amicizia.
Oggi la psicologia moderna direbbe: "la relazione", che non è di fatto la risposta razionale alle tue domande, ma è la condizione che risolve. Nella relazione magari le risposte che tu cercavi non ci sono, tu continui a saperne quanto prima, ma non ti interessa più, perché hai già quelo che ti serve. Sembra un paradosso, ma non lo è affatto. Oggi più che mai questa verità appare un’evidenza così sconcertante ed inconfutabile, come non, o era mai stata in altra epoca. Ogni sistema di riferimento infatti è andato in crisi, sembra che non ci siano più strade sicure ed uguali per tutti. E questo potrebbe non essere una disgrazia, perché ci obbliga a riflettere, a farci domande, a cercare nuove soluzioni. E nuove forme di relazione.

Pier Luigi Ricci

 

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letterina 20100404

L'affondo

 Auguri  con un ramo di mandorlo

La Bibbia presenta a volte scenari desolanti, ma parla anche di un ramo di mandorlo che annuncia la primavera. E’ molto conosciuto questo passo di Geremia: "Mi fu rivolta questa parola del Signore; "che cosa vedi geremia?"
Risposi: "vedo un ramo di mandorlo". Il Signore soggiunse: "Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla". (Geremia 1, 11-12). Mandorlo in ebraico significa "io vigilo" perché, a causa della sua precoce fioritura, sembra che in inverno non dorma, per essere il primo ad annunciare la primavera. Il mandorlo per eccellenza, il primo vegliante ed il primo risvegliante, è Dio stesso, che sta accanto ad ogni creatura per chiamarla ad una vita nuova. E mandorlo dovrebbe essere ogni credente, un mandorlo fiorito in mezzo ad una società che ancora patisce i rigori dell’inverno. Ho letto di una mamma la quale, una mattina, che il cielo era ancora buio ed appena si percepiva, nel silenzio più profondo, il richiamo sommesso di un piccolo uccello, si è sentita chiamare dalla propria bambina con queste parole: "ascolta mamma, il giorno ...". Era, quella bambina, come un mandorlo fiorito: anch’essa annunciava la vittoria della luce e della vita su ogni immagine di morte. Nella Bibbia ci sono tante altre immagini che suggeriscono l’attesa e la speranza, soprattutto nei racconti pasquali, che tra poco ci sarà dato di riascoltare. Pensiamo: agli aromi destinati al sepolcro si mescolano i profumi di un giardino che rifiorisce; un soffio di aria pasquale penetrando in una sala dalle porte chiuse, scioglie l’inverno che irrigidiva i cuori; sulla riva di un lago, dopo tante tristezze, c’è gente che consuma un pic-nic in una cornice di primavera.
Chi legge questi racconti non può che dissetarsi alla fonte della speranza. Il mondo che prima era opprimente si fa leggero, pervaso da un soffio di vita.
La primavera del Vangelo si chiama risurrezione. Il mandorlo fiorito si chiama Cristo Risorto.


Buona Pasqua!
Don Giuseppe, don Lorenzo, don Francesco, don Lino, don Andrea

 

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letterina 20100328

L'affondo

 Osanna

 Gesù entra a Gerusalemme trionfalmente. La gente applaude, agita in alto i rami strappati dalle palme e dagli ulivi, stende i propri mantelli al passaggio del Rabbì di Galilea. Piccola gloria prima del disastro, fragile riconoscimento prima del delirio. Gesù sa, sente, conosce ciò che sta per accadere.Troppo instabile il giudizio dell'uomo, troppo vaga la sua fede, troppo ondivaga la sua volontà.
Ma che importa? Sorride, ora, il Nazareno e ascolta la lode rivolta a lui e che egli rivolge al Padre.
Messia impotente e mite, energico e tenero, affaticato e deciso.
Non entra a Gerusalemme a cavallo di un puledro bianco, non ha soldati al suo fianco che lo proteggono, nessuna autorità lo riceve: entra in città cavalcando un ridicolo ciuchino, ricordando a noi, malati di protagonismo, che il potere è tale solo se non si prende troppo sul serio, che la gloria degli uomini è inutile e e breve. Osanna, figlio di Davide, Osanna nostro incredibile Dio, nostro magnifico re. Osanna dai tuoi figli poveri e illusi, feriti e mendicanti, Osanna re dei poveri, protettore dei falliti. Osanna!
Innalza a te il grido di lode la tua Chiesa, santa e peccatrice, riconosce in te l'unica ragione di vivere, l'unica ricerca, l'unico annuncio, Osanna maestro amato.Gesù sceglie: consapevolmente, drammaticamente, dolorosamente. Andrà fino in fondo, si immergerà nella volontà degli uomini (di morte), sperando che essi scoprano la volontà di Dio (di dono di sé).
Accetta di morire il Nazareno, il Figlio di Dio, perché nessuno possa dire che ciò che egli annuncia è fantasia o delirio. Dopo, tutto diventa miracolo. Al servo viene riattaccato l'orecchio, Pilato ed Erode diventano amici, Pietro piange il suo tradimento, Gesù viene riconosciuto "giusto" dal procuratore pagano, le donne vengono consolate e scosse, il ladro appeso alla croce perdonato e la folla torna a casa percuotendosi il petto.
È piena di inattesa dolcezza la morte di Dio.            

Paolo Curtaz  

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