letterina 20140907

Gli uomini sono come i melloni

Di un libro letto questa estate (Alessandro D’Avenia, Cose che nessuno sa) propongo un dialogo tra la nipote Margherita e la nonna Teresa, che parte da una domanda interessante:

« Come si fa a riconoscere l'amore vero, nonna?»

«Ah ... Na làstima ... na fevre ... na scossa 'ntu cori ... » sospirò Teresa, e dopo una pausa proseguì:  «Gli uomini sono come i melloni rossi. » Lo diceva con due l e una o strascinata, perché dalle sue parti non si distingue tra anguria e melone, ma tra mellone bianco e mellone rosso. «Cioè? Ma non ci riesci a darmi una risposta senza parlare di cose da mangiare?»  «Signorina, io so parlare accussì... » fece la nonna fingendosi offesa.
«E quindi, dai, spiega!»  «Quando tu compri un mellone non sai se è buono, vedi solo la scorza verde e le dimensioni. Ma ci sono due modi per sapere se è buono.» «Quali?»  «Prima ci tuppulii sopra.» «Che fai?»  «Ci bussi. E se fa un suono bello pieno e compatto, allora vuol dire che non è spugnoso, che è la cosa peggiore.»  «E il secondo modo?»  «Poi devi praticare un buco ed estrarre un pezzo che dalla scorza arriva fino al cuore del mellone e assaggiarlo. Questo serve a vedere se è dolce, perché dopo un mellone spugnoso non c'è  niente di peggio che un mellone senza sapore. Ti ci puoi solo lavare la faccia con quello o ci puoi fare il gelo... » «Il gelo?»  «Sì, una specie di budino al mellone. » «E che c'entra con
l'amore?» «Come che ci trasi? Prima devi vedere se una persona c'avea testa. Ci tuppulii e vedi se è piena. Se c'ave a testa spugnosa, lassa pirdiri. Poi devi vedere se c'ave u core. Devi fare un buco che dalla scorza, che può essere pure bellissima ma non basta, arriva fino al cuore, per capire se è dolce fino in fondo. Troppi ce n'è di   scorza buona e cuore senza sapore o addirittura marcio ... »
«Ho capito... E tu il nonno Pietro lo hai  scelto così?»
«Certo! Mellone di prima qualità. Testa piena, intelligentissimo era, e cuore dolce, come pochi! E anche la scorza era speciale. »

Abbiamo ancora nonni Pietro, in giro? E ragazze che si fanno domande?

 

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Festa di Comunità

 
     
 

letterina 20140830

Chiacchiere

Delle chiacchiere che dividono la comunità cristiana ha parlato Papa Francesco lasciando il testo ufficiale della sua riflessione dell’udienza di mercoledì 27 agosto, dedicata all’unità. «Le chiacchiere sono alla mano di tutti. Quanto si chiacchiera nelle parrocchie! È buono questo o non è buono? E se uno viene eletto presidente, si chiacchiera contro lui e se l’altra viene eletta presidente per esempio di una catechesi, si chiacchiera contro di lei… questa non è la Chiesa, questo non dobbiamo farlo. Non vi dico di tagliarvi la lingua ma di chiedere la grazia di non farlo». Francesco ricorda un fatto accaduto nella sua diocesi: «Ho sentito un commento interessante e bello: si parlava di un’anziana che tutta la vita ha lavorato in parrocchia. Una persona che la conosceva bene, ha detto di lei: questa donna mai ha sparlato, mai ha chiacchierato, era sempre un sorriso. Una donna così può essere canonizzata domani perché è un bell’esempio». Andando a braccio il Papa ha commentato: «Se noi non siamo uniti e se non siamo santi è perché non siamo fedeli a Gesù. Ma Gesù non ci lascia soli, non abbandona la sua Chiesa, lui cammina con noi e ci capisce. Capisce le nostre debolezze, i nostri peccati e ci perdona, sempre che noi ci lasciamo perdonare. Ma lui ci aiuta a diventare meno peccatori, più santi, più uniti». Il Papa ha fatto riferimento anche alle divisioni delle Chiese: «Se guardiamo alla storia della Chiesa, quante divisioni fra i cristiani! Anche adesso siamo divisi, anche nella storia i cristiani hanno fatto la guerra tra loro per divisioni teologiche, ma questo non è cristiano, siamo cristiani e siamo divisi. Dobbiamo pregare per l’unità dei cristiani, procedere nel cammino per l’unità per la quale Gesù ha pregato».
E a conclusione dell’udienza ha detto: «Chiediamo sinceramente perdono per tutte le volte in cui siamo stati occasione di divisione o di incomprensione all’interno delle nostre comunità, ben sapendo che non si giunge alla comunione se non attraverso una continua conversione». Convertirsi significa chiedere «la grazia di non sparlare, di non criticare, di non chiacchierare, di volere bene».

 

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Festa di Comunità 1

 

Festa di Comunità 2

     
 

letterina 20140823

O captain! My captain!

O capitano! Mio capitano! poesia scritta da Walt Whitman nel 1865, riguardante la morte del presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln, è una dei riferimenti principali sui cui si basa il film di Peter Weir, L'attimo fuggente, del 1989, diventandone un filo conduttore fondamentale.
L’insegnante protagonista è Robin Williams, di cui le cronache hanno riportato la tragica scomparsa nei giorni delle vacanze.
Robin Williams lo aveva detto otto anni fa a un quotidiano italiano:  la società di oggi pone il tragico problema delle dipendenze, da droga, da alcool, da chirurgia plastica, da efficienza a tutti i costi. Ora che anche lui se ne è andato, rimangono quelle sue parole che ci mettevano e ci mettono ancor più oggi in guardia contro il moloch del mondo cosiddetto civile, che può essere riassunto, al di fuori delle dotte sentenze mediche, nella parola solitudine.
Soprattutto d’estate, quando la luce diviene ossessiva, quasi una parodia della nostra situazione interiore. Quando si è soli dentro, non perché il  mondo ci abbia convinto di essere festante e felice  nei  riti  delle spiagge, ma perché abbiamo scoperto l’inutilità di quelle feste a tutti i costi.
Il demone meridiano dei saggi antichi, ma anche di Shakespeare e Pavese, Verga e Prevert, il dio che poteva, solo lui, abitare il meriggi o estivo mediterraneo, e che avrebbe ustionato mortalmente chiunque si fosse spinto fuori delle proprie stanze, rende più temibile la solitudine.
Quando ogni atto è stabilito dagli dèi del “benessere” e della “libertà” assoluti, giunge il momento dello svelamento della inconsistenza delle cose.
I personaggi di Williams ci hanno però, e non è una contraddizione, indicato la strada: l’insegnamento come offerta del sé più libero e profondo, la fantasia che può catturare di nuovo le famiglie nell’amore e nell’unione contro ogni fantasma di felicità indotta dal sistema dei consumi.
Ha ragione la moglie: i suoi personaggi parlano per lui e continuano a dirci che l’isola non trovata esiste, a patto che noi vogliamo vederla, e che i bambini malati possono trovare la via della guarigione attraverso un sorriso, che la scuola può salvare, anche solo con una poesia letta a un branco di ragazzi che non hanno avuto mai a che fare con le profondità di certe poesie, ma solo con il conto delle sillabe e il riconoscimento degli endecasillabi, che è la negazione della vita celata nella poesia.

 

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Festa di Comunità 1

 

Festa di Comunità 2

     
 

letterina 20140816

...

Rabbi Ezechia, di Cracovia, figlio di Jekel, dopo tanti anni di profonda miseria ricevette in sogno l'ordine di andare a Praga per cercare un tesoro sotto il ponte che conduce al palazzo reale. Ezechia si mise in cammino e raggiunse il luogo. Ma il luogo era supersorvegliato dalle guardie. Tuttavia ritornava tutti i giorni al ponte per vedere se vi era qualche possibilità. Vedendolo tutti i giorni, il capo delle guardie gli chiese se avesse perso qualcosa o se aspettasse qualcuno.  Allora Ezechia gli raccontò il sogno. Il capo delle guardie scoppiò a ridere: "E tu poveraccio, per dar retta ad un sogno sei venuto fin qui a piedi?  Ah, ah, ah!  Stai fresco a fidarti dei sogni !  Cosa dovrei dire io, allora, che ho sognato di dover andare fino a Cracovia da un certo Ezechia, figlio di Jekel, per cercare un tesoro sotto la stufa", e rise nuovamente. Ezechia lo salutò, tornò a casa sua e cercò sotto la stufa.
E in effetti lì c'era un tesoro.

 

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Festa di Comunità 1

 

Festa di Comunità 2

     
 

letterina 20140809

Buone nuove

Nel cuore dell’estate, dopo il Cre, il Baby Cre, il dopo Cre, la vacanza al mare con gli adolescenti e la biciclettata e  mentre parte la vacanza in stile famigliare, giunge alla nostra Comunità una bellissima notizia: tra poco avremo tra noi don Davide Perico, come vicario parrocchiale.
Sì, avete capito bene, un sacerdote giovane per età (ha 31 anni) e per ordinazione (3 anni di messa) che condividerà il nostro cammino di chiesa.
Io e don Davide ci siamo da poco conosciuti, lui è venuto alcune volte a Palazzago, abbiamo visto a grandi linee i diversi ambiti in cui potrà immettere le sue energie, abbozzando un possibile percorso insieme.
Quando i superiori mi hanno chiesto la disponibilità ho accettato con gioia, sapendo che anche per me sarà una bella occasione di confronto, direi anche una sfida di comunione,  insieme all’aiuto che può giungere per il complesso cammino pastorale di Palazzago e non solo. Nella festa della Madonna del Rosario (5 ottobre) lo accoglieremo ufficialmente.
Condivideremo la casa dove dimoro provvisoriamente, in attesa della casa di Comunità nella quale sono già previsti più moduli abitativi.
E qui l’altra bella notizia: tornando dalla biciclettata ho trovato un plico con gli ultimi progetti approvati dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e dalla Curia Vescovile (ci saranno tempi e modi nell’assemblea parrocchiale d’ inizio anno per illustrare le diverse tappe e il molto lavoro fatto), che autorizzano i lavori.
Si ipotizza di partire per novembre.
Bene, questo quanto. Il resto un po’  alla volta.
Buona estate con buone nuove.

 

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Estate 2014

 

Mare stile familiare

Festa di Comunità 1

 

Festa di Comunità 2

     
 

letterina 20140802

Oggi siamo felici?

La storia di Meriam aveva commosso e, al  tempo stesso, inorridito il mondo:
dopo la condanna a morte e a 100 frustate per adulterio (per aver sposato un cristiano) inflitta a maggio scorso, la giovane era stata arrestata e messa  in cella insieme al piccolo figlio di  20 mesi con una sentenza che aveva  fatto mobilitare molte diplomazie,  in primis quella  italiana. Nella prima udienza, quella  in cui  gliera stata inflitta la condanna a morte, il giudice si  era rivolto all’imputata chi amandola con  il  nome arabo, Adraf  Al-Hadi  Mohammed  Abdullah, chiedendole di  convertirsi  nuovamente all’Islam. “Io sono cristiana e  non ho commesso apostasia”,  fu  la replica della donna che gli costò la condanna a morte e la carcerazione.
Solo poche settimane dopo Meriam,  in cella, ha dato alla  luce una bimba in  condizioni  durissime. “Ha partorito in catene”, rivelò  il marito Daniel  Wani, cittadino sudanese e americano. Il  23 giugno il  tribunale sudanese  ha poi  deciso la  liberazione della donna che  fu  fermata ancora una  volta, per un “controllo dei documenti ”,  in aeroporto, mentre con i  bambini era  in procinto di  partire per gli Stati  Uniti . Successivamente rilasciata, Meriam, con  la sua  famiglia, ha trovato rifugio all’ambasciata americana a Khartoum, dove ha ricevuto il  passaporto che le  ha permesso  di   lasciare  il Paese diretta come prima tappa in Italia, prima di raggiungere New York...
“Oggi siamo felici. Oggi è soltanto un giorno di festa...” così  il Primo Ministro italiano ha salutato il suo arrivo in Italia. È vero. La storia a  lieto fine di  Meriam accende  la speranza.
Ma questa donna è lo specchio che riflette i  cristiani  in fuga da Mosul  perché minacciati  dagli   integralisti   islamici dell’Isil,  le tante Asia Bibi detenute per la  loro fede,  le migliaia di   fedeli  che  vivono in  Kenya, Mali, Nigeria, Ciad, Tanzania, Congo, India, Cina, Afghanistan, Pakistan, Mindanao, Vietnam, Corea del  Nord, Egitto, Siria, Iran, Turchia, Arabia Saudita, per una lista che comprende anche Paesi  dell’Occidente dove  le violazioni sono  in prevalenza di carattere sociale e ideologico. Uno specchio che inchioda  la comunità internazionale e i Governi  davanti alle propri e responsabilità. Sempre che non sia troppo tardi...

 

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Estate 2014

 

Mare stile familiare

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