letterina 20141129

Chiesa e Case

Logo[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]I[/dropcap]l segno che guida l’itinerario d’Avvento-Natale è la casa.
Ma non è solo un segno, è una realtà. Ecco perché vogliamo tentare questa proposta: alcune case si apriranno, in una sera della settimana, per un momento di confronto a partire da una pagina della Bibbia, guidati da uno o più animatori.
E’ una piccola sfida che lanciamo negli anni in cui tutta la Diocesi di Bergamo è invitata dal Vescovo a vivere forme di catechesi per gli adulti.
E’ ora di finirla di relegare la catechesi ai piccoli: sono soprattutto i “grandi” ad averne bisogno. Vi chiedo di osare un po’, di mettervi  in gioco, per fare sempre più della comunità una casa accogliente. Anche aprendoci a questa iniziativa nelle case.

Buon Avvento per un vero Natale del Signore.

 Ecco il prospetto:

 

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letterina 20141122

www.insiemeaisacerdoti.it

Logo[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]L[/dropcap]a Chiesa italiana celebra nella Domenica di Cristo Re, la Giornata Nazionale dedicata ai sacerdoti, nel grazie per il loro ministero, nella preghiera per tante necessità, nell’offerta per il loro sostentamento. www.insiemeaisacerdoti.it illustra le diverse possibilità di aiuto concreto.
Qui però vengono poste alcune domanda-risposta per fare luce in un ambito guidato spesso da luoghi comuni e male informazione. 


Dove vanno le Offerte donate?
All’Istituto Centrale Sostentamento Clero (ICSC) che le distribuisce equamente tra i circa 38mila preti diocesani. Si assicura, così, una remunerazione mensile dignitosa: da 862 euro netti al mese per un sacerdote appena ordinato, fino a 1.341 euro per un vescovo ai limiti della pensione. Queste Offerte sostengono, inoltre, oltre 3 mila preti ormai anziani o malati e raggiungono anche 600 missionari fidei donum nel Terzo mondo.

Perché ogni parrocchia non provvede da sola al suo prete?
L’Offerta è nata come strumento fraterno, per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose. Dal 1989 ha sostituito la congrua statale. Vuol dire che oggi i sacerdoti si affidano a noi fedeli per il loro sostentamento. Con una libera Offerta da riconfermare ogni anno o più volte l’anno.

Che differenza c’è tra le Offerte Insieme ai sacerdoti e l’obolo raccolto durante la Messa?
Ogni comunità dà un contributo al suo parroco. Il quale può contare così su una piccola cifra per il suo sostentamento, (quota capitaria) pari a 7 centesimi (0,0723 euro) al mese per abitante. Ma nella maggior parte delle parrocchie italiane, che hanno meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Perciò vengono allora in aiuto le Offerte Insieme ai sacerdoti destinate all’ICSC.

Perché versare l’Offerta all’ICSC se c’è già l’8xmille?
Perché queste Offerte indicano una partecipazione alla vita ecclesiale più matura e consapevole. Infatti l’8xmille non costa nulla ai fedeli. Le Offerte destinate all’ ICSC, invece, richiedono una piccola spesa. Tuttavia la loro raccolta copre circa il 3% del fabbisogno annuale, e dunque l'8xmille è ancora determinante per remunerare i sacerdoti. Vale la pena, quindi, farle conoscere, perché queste Offerte sono un dono importante per tutta la Chiesa.

Perché sono deducibili?
Perché si possono dedurre dal reddito imponibile nella dichiarazione dei redditi fino a un massimo di 1.032,91 euro l’anno

 

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letterina 20141115

Per paura si muore di paura

Logo[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]P[/dropcap]er il secondo anno sono partiti i circoli di R-ESISTENZA promossi dalle Acli di Bergamo, insieme al nutrito programma “Molti fedi sotto lo stesso cielo” (ad alcuni incontri sta partecipando anche qualche giovane della nostra Comunità). Sono luoghi sparsi su tutto il territorio bergamasco dove uomini e donne leggono insieme un testo, lo commentano e avviano delle riflessioni. Il testo, appositamente scritto da Silvano Petrosino e Giovanni Nicolini è: "Non abbiate paura!". Troviamo qui un assaggio sul tema, sapendo che "per paura si muore di paura. Insieme è nulla la paura."


La finitezza e la mortalità sono una condizione, ma rischiano in ogni istante di trasformarsi in un'obiezione: contro la vita, contro il bene e il giusto. E questa sarebbe la fine del mondo. È la grande tentazione che ci riguarda tutti, ma assecondarla porta inevitabilmente sempre verso la strada della distruzione. Come quando un uomo desidera trovare un fungo porcino e trova solamente funghi velenosi. E allora li schiaccia! Desidera una cosa (trovare un fungo da mangiare), ma il suo desiderio viene frustrato (trova solo un fungo velenoso: non è che non trovi alcun fungo, ma ne trova uno che è velenoso); quindi distrugge quello che ha trovato per vendicarsi, per reagire alla frustrazione di cui ha fatto esperienza. Allo stesso modo, chi non accoglie la condizione di finitudine che caratterizza la vita umana rischia di dirigere la sua vita verso la distruzione della vita altrui ed ultimamente verso la propria autodistruzione.
È invece fondamentale accogliere la condizione di cui solo noi umani abbiamo coscienza. Accoglierla, per esempio, vuol dire accettare l'idea che ci ascuno di noi ha dei difetti fisici... Accoglierla significa accettare i nostri limiti... Non seguire la strada dell’accoglienza significa intraprendere la strada della distruzione. Non ci sono alternative. Se qualcuno obbiettasse: "Ma perché dobbiamo imparare ad accogliere?" io risponderei: "Almeno per questa ragione: per non iniziare a distruggere/distruggersi".

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letterina 20141108

Cose serie

Cimitero Palazzago[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]U[/dropcap]na pagina proposta nella riflessione del giorno dei defunti al Cimitero, che alcune persone hanno chiesto di poter leggere. Eccola.
E’  tratta da: La camera bella di Laura Blandino, un romanzo che, dice la scrittrice, avrebbe voluto leggere quand’era adolescente, ma che non era stato scritto.

-Appuntamento come al  solito?
- Sì, a domani - rispose Pipetto, con un cenno di intesa.
La tradizione era ormai consolidata. Ogni anno, il 3 novembre, i due amici si recavano in gran segreto al cimitero. La folla del giorno prima era ormai solo un ricordo e tutto ciò che ne rimaneva era il colore variegato dei fiori. Immersi nel silenzio, Cecilia e Pipetto perlustravano tutte le tombe, viale dopo viale, e ogni  volta che ne individuavano una abbandonata e spoglia, rimediavano personalmente: liberavano il marmo dal muschio, strappavano le erbacce e riempivano il  vaso con splendidi fiori prelevati dalle tombe più adorne. Rubavano ai  defunti ricchi per dare a quelli poveri, insomma. E al tramonto il cimitero era assai più bello, allegro e democratico del giorno prima.

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- Se fossi morta mi farebbe piacere avere una bella tomba con tanti fiori colorati - osservò Cecilia tra sé e sé.
- Che stai dicendo? Che discorsi sono questi? - brontolò mamma Ansaldi, che aveva udito il commento.
- Perché? Preferiresti una tomba abbandonata e spoglia e tutta sporca?
- Insomma, piantala! Non mi sembra il caso di pensare a cose di questo genere!
- Ma a che cosa dovrei pensare in un cimitero?
Chiara intervenne: - Di' un "Eterno riposo" e chiudi il becco. "Sono proprio strambi i grandi - rifletté Cecilia.  - Parlano sempre di cose serie, ma se poi uno tira fuori l'argomento più serio di tutti, si scandalizzano subito".

 

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letterina 20141101

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Casa Paolo VI, Concenedo di Barzio[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]D[/dropcap]on Giampaolo Tironi, Direttore dell’ISSA e Incaricato per l’accompagnamento dei preti giovani ci scrive quanto segue. Tra l’altro, sarà proprio lui “l’aiuto festivo” per le nostre Comunità (Mons. Lino Casati non verrà più, destinato alla Parrocchia di Città Alta)

                               
Molti nella Comunità hanno notato in questi giorni l’assenza di don Davide e, mostrando attenzione per lui, hanno chiesto dove fosse. E’ giusto ora che si renda conto di questo. Don Davide ha deciso, in accordo con i superiori e con chi lo segue nel suo cammino personale, di prendersi un periodo di riflessione su di sé.
Non si tratta di una crisi vocazionale: don Davide è contento e convinto di essere e rimanere prete. E’ invece in una fatica ad accogliere i cambiamenti . Circa venti giorni fa ha scritto una lettera a don Giuseppe nella qual e ha parlato della sua fatica come di una “fatica così grande da farmi stare male, anche fisicamente e che mi rende impossibile rimanere”. Sempre nella sua lettera, riconosce a don Giuseppe e alle Comunità di Palazzago e Burligo una grande premura che è stata segno “del vostro desiderio di farmi sentire accolto e di casa.” Aggiunge e chiede a tutti di “tenere presente che ogni sacerdote è primariamente un uomo con le sue paure, i suoi limiti, le sue fragilità, esattamente come ognuno di voi. Non è quindi il fatto di essere prete e di aver abbracciato questa vita a rendere per lui le cose più semplici.”
Si apre per don Davide un periodo di riflessione e ripresa nel quale lavorare su se stesso, conoscersi meglio e attivare le energie necessarie per poter rendersi disponibile a nuovi  servizi  nella chiesa di Bergamo. Nel prossimo futuro vivrà a Concenedo di Barzio, nella casa Paolo VI diretta da un prete milanese, don Franco Brovelli e darà una mano per alcuni servizi pastorali in una parrocchia il sabato e la domenica. A lui va il nostro grazie per ciò che ha fatto e per la sua presenza discreta che già avevamo cominciato ad apprezzare.
Per lui la nostra preghiera perché il Signore benedica il suo cammino e gli dia occasione per trovare serenità e forza nell’affrontare le difficoltà. Siamo anche convinti che lui non si dimenticherà di noi e ci ricorderà nella sua preghiera.

 

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letterina 20141025

Paolo IV, beato

[dropcap type="square" color="COLOR" background="COLOR" ]G[/dropcap]iovanni Battista Montini è stato proclamato beato, Domenica scorsa, 19 ottobre 2014, atto conclusivo del Sinodo straordinario sulla famiglia. La Congregazione delle Cause dei Santi ha promulgato il decreto riguardante il miracolo attribuito all'intercessione del venerabile servo di Dio Paolo VI, che ha riguardato un bambino ancora nel grembo materno.

 «Congedandomi dalla scena di questo mondo e andando incontro al giudizio e alla misericordia di Dio, dovrei dire tante cose, tante… Sul mondo: non si creda di giovargli assumendone i pensieri, i costumi, i gusti, ma studiandolo, amandolo, servendolo. Chiudo gli occhi su questa terra dolorosa, drammatica e magnifica, chiamando ancora una volta su di essa la divina bontà… O uomini, comprendetemi: tutti vi amo nell’effusione dello Spirito Santo… E alla Chiesa: abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità»

Sono alcune battute di quel testo mirabile ed emozionante che è il Pensiero sulla morte, il testamento che Paolo VI stese il 30 giugno 1965, due anni dopo la sua elezione a pontefice, e a distanza di tredici dalla sua morte, che avverrà il 6 agosto 1978. In queste righe si intuisce tutto lo spirito con cui egli ha dialogato con la cultura e la società moderna in uno dei periodi più laceranti eppure creativi del secolo scorso, in un’epoca in cui si affacciava ormai non solo la postmodernità ma apparentemente un vero e proprio post-cristianesimo. Memore del testamento giovanneo di Cristo riguardo al discepolo presente nel mondo ma non appartenente al mondo, papa Montini aveva con simpatia e con intimo travaglio «studiato, amato e servito» il mondo e la sua storia, senza perdere mai di vista la stella della trascendenza. Quelle sue parole così folgoranti e sofferte erano il suggello più autentico di un amore per l’uomo e per la sua vicenda «dolorosa, drammatica e magnifica» attestato dall’intero itinerario non solo del suo pontificato ma anche della sua stessa esistenza.

 

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