letterina 20131221

Inquietudine (2)

Ecco la “terapia d’urto” per la rassegnazione (ricordi la prima parte?)  
Innanzitutto prenditi del tempo per ritrovare i segni della tua vocazione di figlio di Dio. Ogni città ha un santuario, come in ogni chiesa trovi un prete.
Chiedi che attraverso un santo o una confessione o una comunione si sia riannunciato ciò che sei: creatura amata e voluta, desiderata e riscattata a caro prezzo.

Poi cerca la tua “piccola scomodità”. Tutti si vantano delle grandi e nuove comodità che sono riusciti a guadagnare dopo un anno di lavoro. Tu vantati della tua “piccola scomodità”. Io porto una tonaca a forma di croce che mi tiene caldo d’estate e freddo d’inverno. E’ la mia “piccola scomodità” che mi aiuta a fare penitenza, cioè a convertirmi, cioè a ricordarmi tutti i giorni che non è finita qui, che sono ancora in cammino e che il meglio, anche il meglio di me, deve ancora venire. E in quella direzione voglio camminare.
Terzo: fai l’intervista. Spendi del tempo, un pomeriggio, con qualcuno che ti vuole bene. Domandagli. “ma tu, come mi vedi?” Lasciati dire le cose, accetta.
E ringrazia Dio che c’è qualcuno che ti corregge. Ti vuole bene sai.
Ultime due medicine: non essere geloso del tuo tempo libero. Se ne hai troppo a disposizione c’è qualcosa che non funziona. Se in molti si prendono la libertà di disturbarti significa che dai spazio e attenzione e bene, gratuitamente. La gente annusa: dove c’è disponibilità va.

E poi, davvero per finire, non limitarti al tuo. Al di là del dovere. Andare al di là del dovere. Non per dovere, ma per passione. Prendi qualcosa dalle spalle dell’altro: una preoccupazione, un debito, una preghiera da fare a Dio, un problema, una solitudine. Ti auguro di passare notti inquiete. Non insonni, ma inquiete. Perché è così bello fare bene il bene che non vedi l’ora che sia giorno. Manda in vacanza il demone di mezzogiorno, quello che spegne la capacità di pensare e vegliare e attendere e leggere la realtà senza ingoiare con un bicchiere d’acqua anche i cammelli delle stupidità di stagione. Inquieti per vocazione non per puntiglio e neppure per moda.  Figli inquieti e non schiavi tranquilli. Per continuare a disturbare con l’amore, con la fede e la speranza. Possiamo augurarci buon Natale del Signore così?

(da uno scritto di Sr Katia)

Scarica qui la letterina

 Spiegazione del Presepe in Chiesa

E' disponibile ONLINE il nuovo numero de 'La Lettera' di Dicembre 2013

CLICCA QUI per leggerla

 

Concorso Presepi 2013

Chierichetti

Capodanno

 

Incontri Vicariali per Giovani