Quando il dono diventa speranza di vita

Quando il dono diventa speranza di vita

Oggi due Associazioni di volontariato della nostra comunità sono in festa: l’Avis (Associazione Volontari Italiani del Sangue) ricorda il 50° di fondazione e l’Aido (Associazione Italiana Donatori di Organi e tessuti) il 40° di fondazione.

Alla base della partecipazione ad una associazione come l’Avis e l’Aido, ci deve essere sempre uno spirito solidale, sgombro da qualsiasi finalità di prestigio personale. Con il superamento dell’egoismo in favore di quello spirito di auto-mutuo aiuto che deve sempre guidarci nei rapporti con gli altri. Amare queste Associazioni  non significa solo abbracciarne gli ideali ma vuol dire avere gli altri dentro di sé. Tutti abbiamo bisogno di essere riconosciuti, di contare per qualcuno , di sentirci partecipii, di essere confermati nel nostro esistere ma tutti abbiamo la responsabilità di ri-conoscere gli altri.
Educare al dono
significa prima di tutto creare le condizioni e i contesti relazionali nei quali noi stessi possiamo offrire il fascino dell’esperienza di dono, di gratuità, di condivisione. Il volontariato, da sempre, è ben più di un servizio, è chiamato anche a farsi gioia. La gioia del farsi prossimi, che non è solo dare un po’ di tempo agli altri. Il volontariato è dono, dunque, ma è soprattutto dono di tempo offerto all’altro perché l’altro, accolto, possa ancora sentirne il battito, e la possibilità. La cura, in questa prospettiva, è cura del tempo con e per l’altro. Farsi prossimi non significa solo dare un po’ del proprio tempo alla cura dell'altro. È piuttosto un “chinarsi” presso la condizione dell’altro. Ci sono donne e uomini che si fanno prossimi e che curano le singole differenze, le fragilità e le ferite di ogni vita che incontrano. Sono attenti a quelle particolarità, che spesso fioriscono nelle crepe, nei limiti, nei margini, nelle distorsioni delle storie, dei corpi, delle comunità familiari, delle relazioni sociali. Il dono, la gratuità sono dimensioni proprie d’ogni gesto del volontario. La prossimità e la cura sono dimensioni di donne e uomini non perfetti, solo riconoscenti. Il mondo della vita di tante persone  è  tenuto in mano da altri: spesso persone lontane, sconosciute. In insolite fraternità della cura e dell’attenzione. “Tenere in mano” la vita fragilissima e il gemito di altri è sentire la fragilità delle proprie mani  che si offrono. Grazie a tutti i donatori per aver scelto la parola speranza , la speranza di farcela, di esserci, di avere fede e fiducia nella vita che rinasce .

Riccardo Perico

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