L'affondo
Lo straniero
Un’ultima pagina a partire dalle suggestioni del tema del CRE.
La strada diventa spazio brulicante di vita nella quale si incontrano volti diversi (famiglie, ragazzini, giovanotti impomatati…), abbigliamenti variegati, attività umane diversificate (tram, botteghe, un tabaccaio a riposo, un cameriere che tiene pulito il locale…): il tutto in un monotono pomeriggio domenicale. La terra è anche spazio dell’attività dell’uomo che, nella diversità di spazi e di tempi, cerca di dare un senso di qualsiasi genere alla sua presenza nel mondo: passeggiare in famiglia, andare al cinema, riposarsi un poco, custodire il proprio ambiente di lavoro sono strade possibili. Per Camus, l’autore di questo romanzo, sono tutti tentativi vuoti perché nulla può far evadere da un cielo puro ma senza splendore e dalla monotonia di una esistenza che certo non abbiamo scelto e forse subiamo, ma non c’è altra strada per vivere che muoversi, camminare, incontrare, stare sulla soglia della propria bottega… in attesa di trovare chi riempia i nostri vuoti.
Albert Camus, Lo straniero
La mia camera dà sulla via principale del quartiere. Il pomeriggio era bello. Il lastricato era tuttavia umido. I passanti ancora rari e affrettati. Erano in principio famiglie che andavano a passeggio, due ragazzini vestiti alla marinara, coi calzoni più giù del ginocchio, un po’ goffi dentro la stoffa rigida e una bambina con un gran fiocco rosa e delle scarpe nere di vernice. Dietro a loro una madre enorme, vestita di seta marrone, e il padre, un ometto piuttosto esile che conosco di vista. Aveva una paglietta, una cravatta a farfalla e un bastone da passeggio. Vedendolo con sua moglie, ho capito perchè nel quartiere si diceva che era una persona distinta. Un po’ più tardi passarono i ragazzi del sobborgo, coi capelli impomatati e delle cravatte rosse, la giacca molto aderente con un fazzoletto ricamato nel taschino e delle scarpe a punta quadra. Certo andavano nei cinema del centro. Era per questo che uscivano di casa così presto e correvano per prendere il tram, ridendo forte.
Passati loro, la strada è diventata poco a poco deserta. Gli spettacoli dovevano essere cominciati dappertutto. Non c’erano più nella strada che i bottegai e i gatti. Il cielo era puro ma senza splendore, sopra i fichidindia ai lati della strada. Sul marciapiede di fronte, il tabaccaio ha tirato fuori una sedia, l’ha sistemata davanti alla sua porta e ci si è messo sopra a cavalcioni appoggiandosi con le mani allo schienale. I tram poco prima gremiti erano quasi vuoti, nel piccolo caffè “da Pierrot” che è di fronte al tabaccaio, il cameriere scopava della segatura nella sala deserta. Era veramente domenica.
scarica modulo contributo alla Parrocchia da impresa